Quel filo conduttore di “pressioni”, “ricatti” che legano Mangiacavallo e Valenti
SCIACCA- Che la politica abbia le sue logiche è un dato di fatto. Ma ciò non significa che essa deragli dai binari della vera sostanza, dagli ideali che essa trasporta, dall’obiettivo nobile che essa deve raggiungere che è la res publica.
Gli avvenimenti di questi ultimi giorni testimoniano fatti che sono emersi e non sono rimasti dietro le quinte di una politica stanca, ancorata a fatti di basso cabotaggio, a conflitti interni alle coalizioni. Fatti che non risparmiamo coloriture politiche. Segno è che tali fatti sono caratteriali, portano con sé metodi che si allontanano dal giusto confronto, dibattito, urbano scontro. Normale se il tutto avviene nell’ambito della dialettica politica.
I fatti di ieri esposti dal candidato sindaco Matteo Mangiacavallo, espressione del centrodestra, rivolti a “pressioni” e “metodi” non condivisi dallo stesso Mangiacavallo e riferiti a una parte di Forza Italia, fanno il pari con un passaggio contenuto nella lettera di Francesca Valenti rivolta ai cittadini in occasione del suo commiato ai cinque anni di sindacatura. Nella lettera, l’attuale sindaco scrive: ” Ho subito pressioni, spintoni, ricatti politici ai quali non mi sono mai piegata e che non mi hanno mai impedito di continuare a testa alta, forte della dignità di una persona libera e forte dei valori in cui credo fermamente: uguaglianza, legalità, trasparenza, onestà”.
C’è un comune denominatore tra i fatti esposti da Mangiacavallo e dalla Valenti: le pressioni, i ricatti politici, spintoni. Non sono, questi, elementi che nobilitano la politica, né fanno bene alla comunità saccense, né all’interesse collettivo. Non sono, dunque, casi sporadici. Casi che ci ricordano anche la vicenda che portò alle dimissioni del sindaco Vito Bono a metà mandato.
La politica saccense è deragliata, parte della politica poiché non è giusto fare di tutta l’erba un fascio. La città, ormai è assuefatta, assiste inerme al teatrino della politica, quella con la p assai minuscola, anzi microscopica. Subisce senza reagire, quasi che l’anormalità facesse parte integrante della politica.
La città non ha certo bisogno di una politica insufficiente, litigiosa. Di una politica che sembra seminare volontariamente mine per creare l’esplosione ad orologeria. La riscossa non può essere manna caduta dal cielo. La riscossa deve maturare da una diversa cultura di chi vive in città. Una nuova cultura collettiva che esca dall’assuefazione e faccia da pungolo verso la politica caduta davvero in basso.
Filippo Cardinale