Quarantaquattro anni fa Cosa Nostra uccideva Peppino Impastato
Ricorre oggi il 44esimo anniversario della morte del giornalista e attivista Peppino Impastato. Aveva 30 anni quando venne ucciso il 9 maggio del 1978, lo stesso giorno in cui l’Italia scopriva il cadavere di Aldo Moro, assassinato dalle Br. Vicende legate da un destino comune, come ricordava anche Agnese Moro, figlia di Aldo, in una lettera inviata a Giovanni Impastato, fratello di Peppino, il 9 maggio di dieci anni fa. «Mi spiace che le nostre lacrime, dal ’78, abbiano coperto le vostre – scrisse -. Mi piacerebbe tanto che un giorno potessimo ricordare i nostri cari non nel giorno della loro morte ma in quello in cui festeggiamo la nascita della nostra Repubblica, il 2 giugno».
Impastato era noto, e non solo a Cinisi, per i suoi attacchi e le sue denunce contro Cosa nostra. Peppino aveva interrotto ogni rapporto con il padre, mafioso anche lui. Un anno prima della sua uccisione aveva dato vita a Radio Aut, dai cui microfoni denunciava gli affari di Tano Badalamenti, che aveva soprannominato “Tano Seduto”.
La sua era una voce scomoda che bisognava silenziare a tutti i costi in una Sicilia in cui il dominio della criminalità organizzata era assoluto. Il suo cadavere fu trovato sui binari della ferrovia. Accanto c’era del tritolo.
Cosa nostra voleva che la sua morte passasse per un fallito attentato terroristico. E in un primo momento si pensò che fosse avvenuto proprio questo, salvo poi scoprire, grazie all’impegno del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta, che in realtà si trattò di un delitto mafioso.