QUALITÀ DELL’ARIA, DIFFICOLTÀ ANCHE IN SICILIA: RESPONSABILI NON SOLO LE AUTO
Non solo Arpa e Legambiente, ora anche Greenpeace segnala che i livelli di inquinamento atmosferico in regione Sicilia stanno superando la soglia critica. Tra le cause dello sforamento ci sono innanzitutto le automobili, ma non solo per i loro scarichi.
Inquinamento, non solo scarichi
Spesso si trascura infatti l’impatto che sull’atmosfera hanno le altre componenti delle vetture, a cominciare dalle gomme. Grazie agli sviluppi tecnologici degli ultimi anni, i sistemi di analisi delle emissioni “non riescono più a distinguere una vettura euro 6 da un’auto elettrica“, come riporta anche un recente approfondimento del Sole 24 Ore. Questo significa, in altri termini, che le emissioni dei motori di ultima generazione sono così basse che ormai la parte nociva non dipende quasi più dallo scarico, ma da fattori come “il polverino di gomma sviluppato dallo sfregare degli pneumatici sull’asfalto“.
La resistenza al rotolamento
Si tratta, in linguaggio tecnico, di una parte del complesso di fattori che rientra nella voce “resistenza al rotolamento“, che ormai viene considerato sempre più di frequente una delle caratteristiche principali da valutare quando si osserva una gomma, soprattutto nelle schede tecniche fornite da rivenditori online come www.euroimportpneumatici.com, perché influisce in maniera diretta anche sui consumi delle automobili.
Valutare il fattore quando si comprano le gomme
Lo spiega bene il portale pneumaticisottocontrollo, che dedica un interessante focus sul tema, in cui si definisce innanzitutto il significato di questo termine: si tratta, per la precisione, della forza che agisce in contrasto alla direzione di moto durante il rotolamento dello pneumatico, che induce perdite interne di energia (quelle necessarie al veicolo per compensare questa forza). Orientativamente, spiegano gli esperti, “una riduzione del 6 per cento della Resistenza al Rotolamento di un’autovettura può abbassare i consumi di carburante dell’1 per cento”.
I problemi in Sicilia
Da quanto scritto si evidenziano due forti limiti del parco circolante in Sicilia, che spiegano (senza ovviamente esaurire il tema) il problema dell’inquinamento in regione riscontrato dalle ultime analisi: il nostro territorio condivide con Calabria e Campania il podio delle zone con le auto più vecchie d’Italia, con le percentuali più alte d’Italia di vetture ancora utilizzate con motori precedenti al regolamento Euro 3, ovvero immatricolate prima del gennaio 2001 (e quindi quasi maggiorenni…), ovviamente più inquinanti. Stessa situazione vale per le gomme, su cui si dedicano poche attenzioni.
Superato il livello massimo di sforamenti in regione
Forse è semplicistico ridurre a questo la situazione, ma facciamo parlare i risultati che riguardano la nostra regione: l’Arpa Sicilia ha diffuso le stime sui monitoraggi del 2016, che segnalano criticità irrisolte per particolato fine e ozono. In dettaglio, la stazione Di Blasi a Palermo ha fatto registrare 45 sforamenti al valore limite, superando anche la quota di 35 nell’arco solare stabilita a norma di legge. Sono invece quattro le stazioni da traffico urbano del territorio siciliano che hanno sforato i limiti annui per ossido di azoto, e ovvero Catania (V.le Veneto), Zona Aree Industriali (Gela-Niscemi) e Agglomerati di Palermo (Di Blasi e Castelnuovo).
Anche Greenpeace segnala criticità per l’inquinamento
Più di recente, a fine gennaio Greenpeace ha fatto tappa a Palermo con il suo progetto di monitoraggio della qualità dell’aria, durato 40 giorni ed effettuato dinanzi ad altrettanti istituti scolastici: in 39 casi, le analisi hanno rilevato concentrazioni di biossido di azoto superiori ai 40 μg/m3 (microgrammi per metro cubo), ovvero il “valore individuato dall’Organizzazione mondiale della sanità per la protezione della salute umana”.