PROTESTA AL CARCERE DI SCIACCA
“Battitura della speranza” contro le condizioni di difficoltà delle carceri e la carenza di personale
Anche nel carcere di Sciacca è in atto la “Battitura della speranza” e i detenuti hanno protestato per denunciare le condizioni precarie e di sovraffollamento in cui sono costretti a vivere agli interno degli istituti penitenziari.Si tratta di una mezzora in cui, contemporaneamente, e in tutte le carceri d’Italia i detenuti faranno sentire non un rabbioso ma un forte suono che vuole richiamare l’attenzione non solo sulla condizione carceraria ma soprattutto sul silenzio assordante dei media e della politica in merito alle condizioni della giustizia italiana, della legalità dello Stato. È una manifestazione che ha un alto valore simbolico, una protesta pacifica dei detenuti che si svolge in tutta Italia.
I detenuti del carcere saccense hanno battuto sulle grate in ferro delle finestre oggetti a loro disposizione e l’episodio ha destato curiosità ieri sera e oggi pomeriggio perchè il carcere di Sciacca si trova in pieno centro storico.
Una protesta pacifica, civile e democratica, che si esprime un pò ovunque nel rifiutare il vitto messo a disposizione dall’Amministrazione penitenziaria e percuotere per alcuni momenti le sbarre con gli utensili a disposizione in cella.
“Con la battitura delle sbarre- dichiara Marco Pannella,leader radicale, rilanciamo la campagna per l’amnistia di tutti gli abitanti delle catacombe della democrazia e della giustizia: le detenute e i detenuti assieme agli altri carcerati, cioè la polizia penitenziaria, il volontariato, il ceto dirigente delle intere comunità penitenziarie”.
“L’amnistia – rimarca Pannella – è l’unico strumento strutturale per interrompere la flagranza criminale dello Stato italiano che da tre decenni è condannato dalla giurisdizione europea per tutti i peggiori reati contro i diritti umani, personali e sociali”.
“Il grido che si alza dalle carceri – aggiunge Pannella – è stato certamente ascoltato ma non capito da Napolitano. Deve essere conosciuto da tutti, perché le carceri davvero sono le catacombe contemporanee, il luogo dove gli ultimissimi dettero corpo alle loro testimonianze con parole, preghiere e comportamenti coerenti. Chi abita le nuove catacombe sono gli ultimissimi della storia romana”.
“Tutti quelli che lo vogliono, perché loro lo sanno”, aggiunge Pannella, dato che “in questo Paese la conoscenza è vietata e negata, domani potranno battere il ferro sulle sbarre delle loro comuni celle di tortura e di oppressione, annunciando lieti la sperata liberazione del diritto e della giustizia, in un’Italia che è precipitata nel dominio della violenza dopo il cinquantennio di partitocrazia detto antifascista”.
A Teramo – racconta il leader radicale – i detenuti mi hanno accolto cantando “Pannella è uno di noi”. Anche altri compagni e campagne che girano nelle carceri hanno sentito risuonare questo motivo. “La Battitura della speranza – conclude Pannella – deve annunciare il tempo del riscatto della giustizia e della democrazia, come ripresa di questa grande campagna non violenta, in nome della legge e del popolo sovrano”.