“PROFESSARE UN MESTIERE NON E’ SOLO ESERCITARLO”, INTERVISTA AL VICE PRESIDENTE DELL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI
Il professionista, come il professore, deve essere profeta nel suo ambito. Il medico, il giurista, il geometra, il chimico, il geologo, l’ingegnere, il giornalista, l’agronomo, l’architetto. Diceva Frank Lloyd Wrigh “Ogni architetto deve essere profeta. Se non sa guardare avanti almeno 10 anni non chiamatelo architetto”. L’architetto Giuseppe Mazzotta, vice presidente dell’Ordine degli Architetti della provincia di Agrigento, dice la sua sulla possibilità di sopprimere gli ordini.
Cosa potrebbe accadere nella professione?
” I professionisti, siano essi liberi o impegnati nella pubblica amministrazione o impresa privata, per loro dignità hanno l’obbligo morale, oltre che deontologico, di rispettare il contesto sociale e l’ambiente in cui vanno ad interferire con la loro visione “profetica” che tende a coniugare l’imperfetto con le infinite soluzioni che hanno a disposizione. Qualcuno obietterà che di questi “profeti” ne ha visti pochi in giro, anzi. Ma proviamo per un attimo a pensare un mondo senza le professioni. Torniamo alla preistoria? E chi garantisce, oggi, che questi profeti medici, avvocati o architetti sono capaci di svolgere veramente il loro mestiere con l’intuito, l’osservazione e la scienza proprie del “profeta/professionista”?
Qual è il ruolo degli ordini professionali?
” In Italia il sistema degli Ordini professionali, con la tenuta degli Albi, garantisce pubblicamente i requisiti di base di chi intende esercitare determinati mestieri che necessitano di competenze, serietà e moralità: una laurea, un’abilitazione (a volte preceduta da anni di tirocinio), un comportamento morale pubblico retto e penalmente lindo. Ci sono Nazioni dove questo sistema di controllo preventivo non esiste, per cui ci si può ritrovare da un “praticone” che su di noi impara a fare il dentista o l’infermiere. Ma con quali garanzie per la società? In queste ultime settimane, puntando sul luogo comune che essere professionista significa appartenere alla classe dei “ricchi e privilegiati”, si è tentato, ma ancora non è finita, di “liberalizzare le professioni” abolendo gli Albi professionali. E, guarda caso, la maggiore pressione lobbistica sembra che sia stata prodotta da certi settori della grande industria”.
Gli ordini garantiuscono, dunque, la neutralità dalle grandi industrie?
“La grande industria contro i professionisti ed il loro sistema di garanzie e controllo. La grande industria contro gli Ordini professionali. Come mai? Forse che avere questi rompiscatole di professionisti iscritti agli Albi non consente ai grandi gruppi industriali ed economici di aprire cliniche mettendoci dentro a lavorare personale cinese o pakistano non filtrato dai controlli di qualità del sistema pubblico degli Ordini professionali? Forse che il sistema degli Ordini professionali non consente a certi “investitori” di realizzare opere qualitativamente squallide, se non pericolose per la pubblica incolumità? Gli Ordini non consentono all’industriale di turno di editare giornali di carta o di etere tenuti al guinzaglio? Certo, gli avvenimenti, anche di carattere politico, che hanno caratterizzato gli ultimi lustri di vita italiana non incoraggiano a pensare in positivo, rispetto a quella che dovrebbe essere un’etica di riferimento costante dei pubblici poteri. Ma non è sulla sfiducia che si possono costruire futuri, quanto sulle speranze che riescono a vedere sbocchi, magari lontani, ma sempre sbocchi, con vie d’uscita verso crescite di tutti i generi, morali, culturali, economiche. Il sistema degli Ordini professionali italiano è garanzia di libertà della società dai cosiddetti “poteri forti”. Quei poteri, terreni anch’essi e ristretti nel tempo umano, che basano la loro influenza sulla miopia intellettuale diffusa. Povere “Professioni”. Ma ve lo immaginate un geometra o un architetto o un ingegnere, senza il “carisma” datogli dall’iscrizione all’Albo, come potrebbe imporre il semplice raddrizzamento di un confine in campagna? Senza quell’iscrizione all’Albo professionale che ne certifica e garantisce le competenze e la correttezza d’azione, libera da falsità ideologiche, altrimenti sanzionabili dall’Ordine professionale? Non tutto è perfetto, anzi, molto c’è da cambiare e correggere per migliorare il funzionamento degli Ordini e rafforzare le garanzie di controllo qualitativo delle professioni. Servono riforme, non “liberalizzazioni” scellerate”.