Processo “trattativa Stato-Mafia”, la Cassazione conferma l’assoluzione di Lillo Mannino

PALERMO. Finisce dopo 30 anni la lunghissima vicenda giudiziaria dell’ex ministro Lillo Mannino. E’ stata confermata dalla Cassazione l’assoluzione dell’ex ministro Calogero Mannino, difeso dall’avvocato Grazia Volo, nel processo stralcio sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. I supremi giudici della Sesta sezione penale hanno dichiarato inammissibile il ricorso proposto dai pm di Palermo contro il proscioglimento di Mannino emesso dalla Corte di Appello di Palermo il 22 luglio 2019. L’ex ministro era accusato di minaccia a Corpo politico dello Stato. Anche in primo grado l’ex politico democristiano era stato assolto.

“La Corte di Cassazione, confermando il giudizio della Corte d’Appello di Palermo, ha posto termine alle esercitazioni di fantasia che l’ossessione persecutoria di alcuni pm ha messo su carta sin dal 1991 in diversi processi nei quali sono stato sempre assolto. Senza retorica, ma con l’emozione del momento, devo sottolineare l’importanza e il valore di questa sentenza che ha riconfermato il verdetto di primo grado e della corte d’appello, quest’ultimo presentato in modo monumentale per precisione, profondità di tutti gli accertamenti e motivazione”. A dichiararlo è l’ex ministro Dc Calogero Mannino commentando la sentenza della Cassazione. Sentenza che confermato la sua assoluzione nel processo stralcio sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia.

“E’ riconosciuta la mia estraneità alla cosiddetta trattativa Stato-mafia – prosegue – ma soprattutto è ricostruita la lunga fase della mia vita politica dal 1979 al 1992 che è stata caratterizzata da un impegno di contrasto alla criminalità e dalla piena mia adesione alla linea che lo Stato andava apprestando per affrontare il problema della mafia”.

“Mannino – aggiunge – doveva essere ucciso perché aveva lottato la mafia: questo è il passaggio decisivo della ricostruzione che la sentenza della corte d’appello ha fatto. La resistenza opposta dai magistrati della Procura generale di Palermo è stata priva di consistenza sul piano fattuale e ancor più immotivata se non artificiosa e pretestuosa sul piano del diritto”. “In questo momento, – conclude – che non può che essere di grande serenità, il mio pensiero di gratitudine va alla memoria del professore Carlo Federico Grosso (legale di Mannino nel frattempo deceduto ndr) e il mio sentimento carico di affetto va a Grazia Volo e al suo collaboratore Cristiano Bianchini (entrambi avvocati difensori di Mannino ndr) che sono stati i miei angeli in questa lunga via crucis e lo sono stati anche per la mia famiglia, per mia moglie, mio figlio e adesso per i miei nipoti che potranno andare a testa alta per la vita politica del nonno”.

Per l’ex deputato Calogero Pumilia, “dopo trenta anni, Mannino esce definitivamente del tutto indenne dalle accuse della procura della Repubblica di Palermo che nei confronti dell’ex ministro ha avuto una attenzione particolare e perseverante che ha sfidato il tempo,la ragionevolezza e le evidenze. Con Mannino esce dalle aule di giustizia dove era stata impropriamente portata una parte considerevole delle vicende della Sicilia e della Democrazia Cristiana per essere affidate al loro giudice naturale: la storia”.