PROCESSO ARGANTE, SI CONCLUDE CON L’ULTIMA SENTENZA DI CONDANNA PER GIOVANNI COCCHIARA

L’operazione scattò alle prime ore del 19 dicembre 2012. Vittima una commerciante alla quale sarebbero stati estorti 100 mila euro

Nell’ambito del processo denominato “Argante”, il Gup del tribunale di Sciacca, Maria Cristina Sala, ha condannato a 1 anno e 6 mesi di carcere il ventenne saccense Giovanni Cocchiara, oltre al risarcimento danno di 10.000 euro, per circonvenzione di incapace. La pena è già ridotta di un terzo come previsto dal rito abbreviato con il quale si è celebrato il processo. Pubblico ministero è stato il magistrato Alessando Moffa.

Si conclude l’operazione denominata Argante che ha visto diversi imputati e diversi filoni di processi. Cocchiara, difeso dall’avvocato Panarisi, è imputato di circonvenzione di incapace per una presunta estorsione da 100 mila euro ai danni di un commerciante saccense.

In precedenza, il Gup del Tribunale di Sciacca, Giuseppe Miceli, ha condannato Luisa Puccio, di 49 anni poi deceduta, ritenuta la mente del disegno criminoso, accusata di estorsione e circonvenzione di incapace, 3 anni e 8 mesi oltre a 1.400 euro di multa e l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Benedetto Bondì, di 24 anni, accusato di estorsione e circonvenzione di incapace, per il reato di a estorsione 2 anni e 3 mesi, oltre ad una multa di 800 euro. Assolto dal reato di circonvenzione di incapace. Giuseppe Beniamino, di 54 anni, accusato di circonvenzione di incapace, 3 anni e 2 mesi, oltre ad una multa di 1.200 euro. Interdetto per 5 anni dai pubblici uffici. Giuseppe Solarino, di 60 anni, accusato di circonvenzione di incapace, a 2 anni. Pena sospesa e misura cautelare revocata. Puccio, Beniamino e Solarino sono stati condannati al risarcimento del danno alla parte civile di 70.000 euro per il caso di circonvenzione di incapace. Puccio e Bondì al risarcimento del danno di 8.680 per l’estorsione.

Il processo scaturisce dall’operazione “Argante”, che aveva portato all’emissione di 9 misure cautelari. Le indagini coordinate dalla Procura di Sciacca sono state condotte dai carabinieri di Sciacca. Nell’ambito del procedimento penale hanno già patteggiato la pena gli imputati Donato Morrione, 53enne (3 anni e 800 euro di multa); Silvia Cognata, di 27 anni, e Giovanna Gambino, 24enne (2 anni e 400 euro con pena sospesa); il tunisino Abbes Aidoudi, di 41enne (2 anni di reclusione).

L’operazione scattò alle prime ore del 19 dicembre 2012. L’attività scaturisce dall’arresto del pregiudicato Benedetto Bondì, il quale l’11 aprile del 2012 era stato bloccato mentre intascava la somma di 60 euro da un commerciante del luogo. L’arrestato, secondo quanto accertato, aveva estorto alla vittima, con cadenza settimanale, somme variabili tra 50 e 100 euro, minacciando, in caso di rifiuto, danni alla persona o all’esercizio commerciale ad opera di non meglio indicati personaggi del palermitano.

Un successivo approfondimento investigativo ha permesso di accertare come il predetto facesse parte di un gruppo criminale a capo del quale si poneva Luisa Puccio, che avvalendosi della collaborazione degli altri indagati, mediante palesi minacce o anche veri e propri inganni, era riuscita, nel giro di alcuni anni, ad assicurarsi la somma di circa 100.000 euro. Solo la disperazione aveva infine indotto la persona offesa a rivolgersi ad un Carabiniere di quartiere in servizio nella zona.

Ai primi contatti era seguita una circostanziata denuncia che ha poi permesso di ricostruire la vicenda criminale ponendovi provvidenzialmente fine. L’attività è stata convenzionalmente denominata “Argante” in relazione al protagonista della commedia “Il malato immaginario” di Moliere, poiché la maggior parte delle somme sottratte al negoziante con l’inganno sarebbero servite per le costose cure sanitarie di un inesistente professionista, personaggio inventato dal gruppo criminale. La parte offesa, Maria Carmela Sclafani, si è costituita parte civile ed è stata rappresentata dall’avvocato Salvatore Tirnetta.

 

Archivio Notizie Corriere di Sciacca