PROCESSO A NOTAIO PALERMO, RIAPERTO IL TERMINE PER PRESENTARE QUERELE DELLE PARTI OFFESE

Il processo in corso che vede imputato il notaio Filippo Palermo si arricchisce di una novità. Il giudice monocratico del Tribunale di Sciacca, Anna Guidone (Nella foto), lo scorso 29 novembre ha disposto l’avviso pubblico mediante il quale le parti che si ritengono offese possono sporgere ancora querele per i rogiti compiuti nel periodo tra il 2012 e il 2017 con il notato Palermo. L’avviso sarà diffuso pubblicamente  e il periodo entro il quale presentare le querele copre 90 giorni dalla data di pubblicazione del medesimo. Secondo gli inquirenti, le parti offese potrebbero arrivare a 2160. Numeri da capogiro che configurerebbero il procedimento giudiziario in un max processo.

Lo scorso 4 ottobre, nel palazzo di Giustizia di Sciacca, si sono svolti i primi atti nel processo contro il notaio Filippo Palermo. Sono stati depositati gli atti di  costituzione di parte civile delle 47 persone offese che avevano sporto querela nei termini di legge.

Sul notaio Filippo Palermo pende l’ipotesi di truffa e di evasione fiscale. Secondo gli inquirenti, il notaio avrebbe creato un “meccanismo di una truffa sistematicamente compiuta dal pubblico ufficiale a danno di numerosissimi clienti dall’anno 2012 sino al 2017”. Le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Sciacca guidata da Roberta Buzzolani e dai pubblici ministeri i Cristian Del Turco e Michele Marrone.

La difesa del notaio Filippo Palermo, costituita vagli avvocati Nino Caleca (foro di Palermo) e Giovanni Vaccaro (Foro di Sciacca), nell’udienza del 4 ottobre scorso, avevano chiesto il rinvio della stessa per consentire i convocare i querelanti e di proporre un’azione risarcitoria diretta. Il giudice monocratico del Tribunale di Sciacca, Anna Guidone, accolse la richiesta fissando l’udienza lo scorso 29 novembre. Le parti civile sono rappresentate dagli avvocati Mauro Butera, Giuseppe Di Prima, Pasquale Modderno, Francesco Ciaccio, Nino Vetrano, Antonella Bavetta.

Lo scorso 29 novembre, il giudice Guidone ha disposto la riapertura dei termini per consentire alle parti offese di presentare querela e, dunque, inserirsi nel processo.

Il professionista è stato sottoposto ad una verifica fiscale da parte della Compagnia della Guardia di Finanza di Sciacca che “per il solo anno d’imposta 2012 avrebbe permesso di constatare oltre 407.000,00 euro di base imponibile sottratta a tassazione ed una imposta evasa complessiva di circa 290.000 euro”. A tal tal riguardo il notaio ha già corrisposto all’erario la cifra di 304.000 euro pagati in un’unica soluzione.

Le indagini della Compagnia della Guardia di Finanza, coordinate dalla Procura di Sciacca, avrebbero individuato oltre 2.000 casi in cui il meccanismo sarebbe stato posto in essere dal notaio in danno dei suoi clienti, persone e società residenti ed operanti, per lo più, nell’agrigentino.

Secondo l’accusa, il professionista a seguito delle prestazioni rese ai clienti (ad esempio per la stipula di atti quali compravendite immobiliari, successioni, donazioni ecc.) avrebbe emesso la fattura indicando due voci ben distinte: la prima inerente l’onorario professionale (sempre di basso importo) soggetta a tassazione, la seconda (esclusa dalla base imponibile) relativa agli importi trattenuti a nome e per conto del cliente ricomprendenti le imposte da versare all’Erario, tasse notarili ed eventuali ulteriori costi sostenuti. Dagli accertamenti eseguiti sarebbe emerso che la somma che il notaio si faceva consegnare dai clienti per gli asseriti adempimenti fiscali sarebbe notevolmente superiore alle imposte (catastali, ipotecarie e di registro) che avrebbe dovuto versare al fisco.

Secondo gli investigatori, quello che all’apparenza sembrava un normale documento fiscale avrebbe nascosto, in realtà, un vero e proprio artifizio che permetteva, al professionista, di trattenere per sé la parte della somma versata dal cliente ma in realtà non dovuta. Il sistema posto in essere- veniva spiegato tramite un comunicato stampa- si rilevava di difficile individuazione per i clienti in quanto le somme effettivamente dovute all’Erario venivano versate dal notaio e la consegna al professionista degli importi da quest’ultimo indicati in fattura quali obblighi fiscali avvenivano nell’assoluta convinzione e fiducia che queste fossero quelle corrette.

Filippo Cardinale