PRECARI, SE NON INTERVIENE IL PARLAMENTO NAZIONALE, DALL’INIZIO DI AGOSTO SARA’ UN DRAMMA SOCIALE
Lillo Pumilia, dirigente dell’Anci Sicilia, nella nostra intervista è chiaro. Dal primo di agosto la Sicilia diventa una polveriera con 20 mila precari che diranno addio al lavoro
Sui precari, in Sicilia sono 20 mila, abbiamo intervistato Lillo Pumilia, sindaco di Caltabellotta e autorevole dirigente dell’Anci Sicilia. “Se non interviene il Parlamento nazionale – sottolinea- a modificare alcune disposizioni di legge sulla stabilità finanziaria, per circa 20.000 dipendenti degli enti locali siciliani si apre la tragica prospettiva dell’interruzione del rapporto di lavoro”.Lo afferma il sindaco di Caltabellotta Lillo Pumilia e autorevole esponente dell’Anci Sicilia.
Perchè c’è questo rischio?
“La proroga concessa alla fine dello scorso anno termina, infatti, al 31 di luglio e, da quel momento, i comuni e le provincie non possono prorogare i contratti a tempo determinato né tantomeno immaginare processi di stabilizzazione. Fino a quella data la Regione ha garantito la copertura finanziaria, ma, a partire dal primo di agosto, la questione non dipenderà più dalle previsioni di bilancio, dai soldi, ma, come detto, dalla rivisitazione della legislazione nazionale che blocca tassativamente la prosecuzione del lavoro precario nella pubblica amministrazione”.
Qual è la strada da seguire?
“La Regione, i comuni, le organizzazioni sindacali e tutti i lavoratori interessati potranno e dovranno fare fronte insieme per indurre il Governo- quando ci sarà- e il Parlamento- quando inizierà ad operare – a tenere conto di una prospettiva devastante dal punto di vista sociale per i lavoratori ma anche per la prosecuzione dell’attività amministrativa dei comuni. Da venti anni circa i dipendenti interessati hanno costruito la loro vita sul rapporto di dipendenza, con gli enti locali, che se pure precario, con il tempo lo hanno legittimamente considerato stabile da venti anni i comuni non hanno attivato nessun tour-over, affidando loro responsabilità sempre maggiori”.
In Sicilia, poi, la situazione è gigantesca
“Con un occhio rivolto alla nostra realtà e guardando a quella più generale dell’intera Regione e dei circa ventimila lavoratori a rischio, come dirigente dell’ANCI ho continuato a seguire la vertenza attraverso frequenti incontri con il Governo e sollecitando la rappresentanza parlamentare siciliana a Roma. Abbiamo fatto e continuiamo a fare pressioni per una assunzione comune di responsabilità, ma abbiamo anche compiuto una importante azione d’informazione sui possibili percorsi per trovare una soluzione al problema sulla base delle indicazioni elaborate dal nostro segretario comunale.
In una Regione nella quale si stanno aggravando le condizioni generali dell’economia, e più tragica diventa l’atavica mancanza di lavoro, privare 20 mila famiglie famiglie di un lavoro e di un reddito è davvero drammatica. E questo al di là delle responsabilità politiche di chi, negli anni, ha determinato un precariato di queste dimensioni senza mai riuscire a trovare una soluzione utile per i lavoratori e per la pubblica amministrazione, è assolutamente necessaria un’azione forte e ben fondata giuridicamente per dare uno sbocco positivo alla questione”.