Precari, il Governo apre alle assunzioni negli enti locali, ma nei limiti dei bilanci. Pace: “Continueremo ad impegnarci”

SICILIA- Ora c’è una norma nazionale che apre le porte ai 4.600 Asu e per loro si parla chiaramente di stabilizzazione. Traguardo sfumato  due anni dopo la bocciatura della legge promossa dalla Regione.

La formulazione del testo desta alcuni dubbi sulla possibilità che il posto fisso possa essere concesso a tutti. La norma approvata a Roma è stata elaborata dalla parlamentare messinese di Forza Italia Matilde Siracusano, che è sottosegretario ai Rapporti col Parlamento: “Permetterà di stabilizzare i 4.600 Asu, precari da 20 anni. Ringrazio l’esecutivo e il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo”.
Gli Asu sono entrati alla Regione e nei Comuni fra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila. E più volte la Regione ha cercato di stabilizzare questo personale. L’ultima volta nel 2021 con una norma che fu impugnata dal governo nazionale. E proprio un mese fa la Consulta ha dato ragione allo Stato bocciando definitivamente il piano della Regione.

Giovedì sera è stato il Consiglio dei ministri a varare una norma che parla di stabilizzazione. Si tratta dell’articolo 2 del decreto Pubblica amministrazione bis. Un testo di poche righe in cui la premessa è che “le amministrazioni pubbliche hanno facoltà di assumere a tempo indeterminato” gli Asu e varie altre categorie impegnate anche in altre Regioni in lavori di pubblica utilità.

Il provvedimento del Consiglio dei ministri precisa che per il posto fisso serviranno “procedure di reclutamento conformi all’articolo 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, adeguate alla tipologia della professionalità da reclutare e della valutazione dei titoli che tengano conto della anzianità di servizio”.

Fin qui il decreto apre le porte delle pubbliche amministrazioni ai precari, pur parlando di “facoltà” e non obbligo. Ma c’è un secondo comma che ieri ha messo in allarme i sindacati. Fissa dei paletti e il primo è che dai contratti a tempo indeterminato “non devono derivare nuovi o maggiori oneri”.

La spesa, in buona sostanza, non deve aumentare rispetto a quella con cui la Regione garantisce l’attuale sussidio. Ma il paletto più alto è quello che prevede che “le amministrazioni interessate provvedono alle stabilizzazioni nei limiti delle facoltà assunzionali previste dalle leggi vigenti”.
Significa che all’interno dei Comuni in cui questi precari sono impiegati, e anche all’interno della Regione, devono esserci gli spazi. E si tratta sia di spazi nelle piante organiche che, sopratutto, nei bilanci. I limiti assunzionali sono proprio le quote del bilancio che ogni anno possono essere utilizzate per il turn over: sono frutto di complicati calcoli che tengono conto dei pensionamenti e della capacità
di spesa delle pubbliche amministrazioni. E normalmente fanno sì che non tutti i dipendenti che vanno in quiescenza vengano sostituiti.

Adesso bisogna capire quanti dei 4.600 Asu possono essere stabilizzati e in che tempi.

“Accogliamo con soddisfazione l’approvazione di una norma da parte del Consiglio dei ministri sulla stabilizzazione degli oltre 4000 lavoratori Asu Siciliani”, dichiara il capogruppo della DC all’Ars, Carmelo Pace. “Dall’inizio della legislatura, fin dal giorno dell’ insediamento e delle dichiarazioni programmatiche ci siamo sempre battuti in favore di questa categoria di lavoratori che rappresentano una risorsa.
Con una nostra proposta nella recente finanziaria regionale abbiamo raggiunto un risultato straordinario aumentando le ore lavorative settimanali portandole a 36. Adesso, continueremo ad impegnarci, seguendo da vicino la vicenda di concerto con il governo della regione affinché la norma nazionale possa essere applicata nell’impianto della nostra regione, evitando nuove impugnative, dando così dignità a chi in questi anni ha svolto importanti compiti negli uffici degli enti utilizzatori”.