PORTO EMPEDOCLE, IL RIGASSIFICATORE CHE NESSUNO VUOLE PIU’

L’impianto “sognato” da Enel a Porto Empedocle non si farà, nemmeno se il Governo di Roma lo inserisse tra i siti strategici nel panorama energetico nazionale. Proprio così, è come se non interessasse più a nessuno. Anni e anni di “guerre” a suon di carte bollate, in giro per i tribunali italiani per ottenere tutti i nulla osta possibili (ottenendoli), finiscono diritti diritti nel cestino. Colpa della crisi che costringe perfino Enel a fare quattro conti, e decidere di sacrificare qualcosa, sul tavolo di investimenti da destinare su altri settori. E uno di questi rami da tagliare nonostante non sia nemmeno spuntato dal fusto, è proprio il rigassificatore in embrione da quasi dieci anni. A gettare la maschera sulle reale intenzioni dell’azienda è stato Francesco Starace, non proprio l’ultimo arrivato.

Trattasi dell’amministratore delegato che in quel di Londra, nel corso della presentazione del piano industriale per il quadriennio 2015/2019 ha parlato molto, molto chiaro. Enel pensa di cedere la sua quota (quasi totalizzante) nel rigassificatore di Porto Empedocle, impianto Gnl “pienamente autorizzato”, ma solo se il ministero dello Sviluppo economico lo definisce quale infrastruttura strategica, con un business che in quel caso sarebbe regolato dall’Autorità per l’energia con una tariffa regolata (quindi prestabilita) per una certa quota della capacità, magari “al 50%”, così come il rigassificatore Olt galleggiante al largo di Livorno. Però, allora, la società elettrica venderebbe la quota perché, dice Starace: «Ci sono operatori più adeguati, non essendo quello del trasporto del gas il business di Enel».

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