Portatori di San Calò di Porto Empedocle minacciano di far saltare la festa. La Questura ha chiesto autocertificazioni su assenza di gravi precedenti penali
PORTO EMPEDOCLE- La Questura di Agrigento ha chiesto, come già fatto altrove in provincia, l’elenco dei nominativi e le autocertificazioni su assenza di gravi precedenti penali ai portatori del Santo. In tutto sono 90, ma 14 si sono opposti. I portatori di San Calò di Porto Empedocle minacciano di far saltare la festa.
I festeggiamenti in onore di San Calogero, eremita dei portuali di Porto Empedocle, lo scorso anno ha creato problemi di ordine pubblico. La Questura, organizzandosi anzitempo ha cercato, quest’anno, che la festa venisse organizzata e svolta nel pieno rispetto delle regole che sono volte all’affermazione di sicurezza e legalità. La polizia si è però “scontrata” con i portatori. E’ stato chiesto, esattamente per come è stato già fatto altrove in provincia, l’elenco dei nominativi e le autocertificazioni su assenza di gravi precedenti penali. Quattordici dei 90 portatori si sono opposti. E si è arrivati addirittura – è stato ricostruito in Questura, durante una apposita conferenza stampa, – alle minacce.
“Sono stati minacciati gli organizzatori, i sacerdoti, gli amministratori e infine hanno provato con me, ma li ho cacciati tutti – ha spiegato il questore di Agrigento, Emanuele Ricifari – . Hanno avuto l’ardire di dire: “Noi non facciamo uscire manco il santo dalla chiesa, organizziamo una rissa apposta con chi porterà il santo”. Ed ancora: ‘Noi abbiamo sempre fatto così, voi ci state chiedendo di esibire i documenti per fare i portatori, dobbiamo dimostrare di non avere precedenti penali gravi. Noi non riteniamo di non doverlo fare, gli avvocati ci hanno detto che è un abuso, per cui se volete la festa si fa così, altrimenti non si fa”.
Il Questore Ricifari ha ricostruito l’ultimo incontro, durante il quale è andato su tutte le furie, avuto con i portatori empedoclini. “Molti dei portatori sono poi tornati sui propri passi ed hanno chiesto scusa. Per cui tanti portatori avranno l’opportunità di farlo, perché non hanno gravi precedenti di polizia, gravi – ribadisco – precedenti di polizia. Chi ha invece gravi situazioni, non farà il portatore”.
“Non posso tollerare che sollecito la gente alla collaborazione con la polizia, con le istituzioni, al rispetto delle leggi, al vivere civile, a buttare l’immondizia nel cassonetto piuttosto che farla volare dal finestrino se poi, in queste occasioni, consento – chiarisce, senza mezzi termini, il questore Emanuele Ricifari – che si metta in luce il peggio che passa la società. Non ho strumenti se non quelli della norma per cui mi avvalgo della norma, la norma mi consente, d’intesa con gli organizzatori e con il sindaco, il parroco e l’arcivescovo, che ringrazio per il sostegno, di disciplinare, salvaguardando la tradizione, ma non consegnandoci alla protervia e alla prepotenza dei banditi. Che credibilità possono avere il questore, il prefetto, il sindaco che partecipano ad una manifestazione qualunque dicendo che “bisogna collaborare con la polizia, denunciare dalla mafia alla cafoneria”, quando poi, quando c’è la manifestazione, consentiamo che si mettano il cafone o il mafioso in testa al corteo e gli diamo la patente di capo rais dell’evento. Siamo credibili? Assolutamente no!”.
La festa di San Calogero di Porto Empedocle si farà. E si farà secondo il programma voluto e concordato con la Chiesa, gli organizzatori e l’amministrazione comunale. “Degli altri non mi interessa. O stanno alle regole che gli vengono richieste dalla comunità, oppure c’è l’autorità di pubblica sicurezza che gliele impone – ha sottolineato il questore – . O fanno come si dice o io, fra domani e sabato, arresto 40 persone. I cittadini sappiano come stanno le cose e si regolino di conseguenza, partecipando alla festa in massa, isolando questa gente. Non standosene a casa per non schierarsi. Questa gente va tenuta lontana, non applaudita o sostenuta”.