PONTE VERDURA: LA POLITICA FACCIA MENO COMUNICATI E PIU’ FATTI CONCRETI
Editoriale di Filippo Cardinale
In queste ore abbondano i comunicati stampa dei politici. Intervengono sul crollo del ponte, evidenziano gli svantaggi, invocano interventi urgenti.
Che l’interruzione del ponticello ha messo in ginocchio il territorio è cosa evidente e anche i bambini lo sanno. Che il nostro territorio è carente di infrastrutture lo sappiamo bene, lo sapevano i nostri padri, lo sapevano i nostri nonni, lo sapevano i nostri bisnonni. Lo sanno le nostre giovani generazioni, lo sapranno i figli e nipoti delle nostre giovani generazioni.
Adesso, in piena campagna elettorale, si fanno sentire i tamburi di guerra dei politici. Questo giornale ha deciso di non pubblicare i comunicati stampa dei politici, specie in pieno clima elettorale. Da loro ci aspettiamo fatti concreti. Un fatto concreto può essere l’arrivo immediato del Genio Militare per mettere su una soluzione efficace.
Il nostro territorio è privo di infrastrutture, con una viabilità scarsa, con un sistema stradale che vede tagliato fuori dall’anello autostradale un lungo tratto che da Castelvetrano arriva a Gela. Questa è una vergogna. Lo è di più quando a giustificazione della carenza si fa appello ai soldi che non ci sono.
Forse questa parte di Sicilia, d’Italia, questo profondo sud d’Europa, non merita nulla. Forse questa amara terra serve ad alimentare il consenso di chi propone le macro regioni del Nord mirate a tagliare definitivamente fuori il sud Italia, il meridione, la Sicilia.
Forse qualcuno pensa che basta un rimborso di qualche tassa per far tacere il sogno di una terra: quello di avere un futuro come le altre regioni d’Italia, quello di avere un futuro per le giovani generazioni. Quello di avere una qualità della vita degna di essere tale.
Quel ponticello crollato è il segno del fallimento di una politica che già dalla data di costruzione di quella struttura crollata (1875) ha contribuito all’emarginazione del nostro territorio, di gran parte del nostro territorio. Un territorio che con subdolo disegno scientifico è stato costretto a vivere l’insularità all’interno di un’altra insularità. E proprio la scarsa viabilità è stata artefice di quel disegno.