PONTE VERDURA: IL MONDO DELL’ANAS E LA SMANIA AUTOREFERENZIALE
Editoriale di Filippo Cardinale
Quella di ieri pomeriggio e’ stata una riunione “dovuta”, quella dell’Anas. Hanno replicato un copione già recitato due giorni prima ad Agrigento. Un copione che ha commosso il Presidente della Provincia Eugenio D’Orsi, il quale come Paolo si è convertito, non sulla via di Damasco, ma sulla SS115. La conversione di D’Orsi e’ stata una farsa all’interno di una commedia comica. Prima protesta, poi gode con le parole rassicuranti dell’Anas. Del resto, anche Ulisse fu tentato dalle richiamo delle sirene, ma lui scampò il fatale abbraccio legandosi saldamente all’albero maestro della nave.
Ieri, nella riunione riberese, l’Anas ha confermato una linea che pone al centro la sua autoreferenza, rifiutando di ascoltare le istanze di un territorio ferito mortalmente dal crollo di un piccolo ponte. Una piccola struttura rivelatasi strategica per un flusso veicolare di grandi proporzioni . L’Anas, e’ andata avanti a testa bassa, convinta di avere il dono dell’infallibilita’. Su quale base? Basta guardare una miriade di casi che sono significativi della vulnerabilità’ di comportamenti della società stradale. Basta guardassi attorno, all’interno del nostro territorio, per comprendere le mancanze dell’Anas.
Ieri, la società ha confermato di avere una tabella di marcia distante anni luce dalle esigenze di un vasto territorio. Responsabilità’ che si spalmano con una classe politica, precedente e attuale, che è stata altrettanto distante dalle esigenze infrastrutturali del territorio. E’ passato un mese dal crollo. Mentre una situazione di emergenza avrebbe richiesto una soluzione di qualche giorno, qui siamo ancora all’alba. L’Anas sostiene che la soluzione adottata sia l’unica. Questa e’ un’idea facilmente smontabile. Se solo l’Anas avesse il dono dell’ascolto. Ma è uno sport che non pratica. Noi, e tantissimi ingegneri del settore della costruzione dei ponti, siamo convinti che il Bailey poteva essere montato in appena quattro, cinque, giorni. Un tempo ragionevole rispetto alla grave emergenza di un vaso territorio. Siamo immediatamente pronti a dimostrarlo scientificamente. L’Anas ha indotto diversi sindaci a dire bugie nelle dichiarazioni alla stampa. “La ditta lavorerà 24 ore su 24 ore”, hanno detto. Nulla di tutto questo.
Il bando non ha previsto tale possibilità e la ditta andrà avanti con i normali turni di lavoro. L’Anas sembra un dio che tutto può. È nel nostro caso non separerà le acque. No, non farà piovere, non consentirà la piena del fiume, non consentirà imprevisti nel corso dei lavori che, tra l’altro, hanno una caratteristica unica: si svolgono nell’alveo di un fiume. Però, l’Anas ricorre in zona Cesarini: “meteo permettendo”. Dunque, rispetto alla magia dei 45 giorni, mette le mani avanti.
Nel contempo, l’Anas si zittisce sul perché il ponte e’ crollato. La causa e’ ormai nota. Sono inspiegabili, invece, alcuni punti che pongono punti di domanda? Perché si è sottovalutato l’abbassamento dell’alveo del fiume? Circostanza che è stata denunciata da almeno due-tre anni. Perché segnali evidenti, quali la visibilità a occhio delle fondazioni dei piloni. Naturalmente sarebbe gradita anche la risposta del Genio Civile. Ci soo indagini della Procura della Repubblica in corso. Attenderemo la loro conclusione. Poi, ritorneremo sull’argomento delle responsabilità’.