Politica, le scelte imposte da Roma. Arrivano i colonizzatori inviati dai padri padroni dei partiti
SICILIA- DI FILIPPO CARDINALE
Il sistema elettorale attuale scippa all’elettore il diritto di scegliere i propri rappresentanti. Gli elettori devono ubbidire alle scelte di padroni dei partiti. Una riforma elettorale che è figlia del pasticcio della classe politica che ci governa. Riforma varata quasi per caso due anni fa a causa della sciagurata bandiera populista dei Cinquestelle e dell’appoggio del PD. Quest’ultimo spinto dalla voglia di scalzare Salvini e non per convincimento politico o ideologico.
Una riforma che ha cancellato 345 scranni di Montecitorio e Palazzo Madama. Una riforma sciagurata che pone nelle mani delle segreterie dei partiti il potere definire le nuove candidature.
Basta scorrere le liste appena depositate per le elezioni del 25 settembre per rendersi conto come la Sicilia sia diventata terra di conquista, il granaio politico che ci ricorda i tempi dei romani.
In Sicilia sono catapultati i “paracadutati”. Sono amici e fidanzate, figli e pupilli, parenti illustri. Tutti candidati in collegi di cui sconoscono la collocazione geografica. Rapporto col territorio pari a zero. Nomi blindati e garantiti da Roma. E così a rappresentare interessi ed urgenze, c’è la giovane compagna calabrese del Cavaliere o la diva romana del cinema che fu, i figli milanesi del socialismo morto, o la pugliese che fu ministro dell’agricoltura e divenne poi viceministro delle infrastrutture, l’ex democristiano campano di lungo corso virato a destra o la ligure già leader nazionale della Cisl.
Scelte calate dall’alto che hanno messo alla porta nomi di politici siciliani. Del resto, la tavola del banchetto si è rimpicciolita e c’è da “sistemare” generali e marescialli chiamati a occupare le colonie.
Nella nostra Sicilia il fenomeno del colonialismo è più marcato in ossequio alla sua storia millenaria. E non fanno eccezioni le elezioni regionali. Basta pensare alla farsa delle ultime ore del centrosinistra. In Sicilia si sono celebrate le primarie del centrosinistra. Ha vinto la Chinnici ma ecco che il M5S, Conte, rompe il patto e marcia da solo e lascia nei guai il PD. La vincitrice Caterina Chinnici medita di ritirarsi dalla corsa, mettendo nei guai il Pd che ha il suo nome tatuato nel simbolo; la sua rivale pentastellata ai gazebo Barbara Floridia si vaporizza e lascia il posto al proprio referente regionale Nuccio Di Paola; Claudio Fava scalda i motori, in attesa di capire se da solo o con chissà chi.
In buona sostanza, meglio straperdere divisi che provare a non perdere insieme. Radicata abitudine autolesionista di una sinistra carica di tormenti e senza il lume del costrutto.
Anche nel centrodestra la scelta finale è stata assunta dall’alto. Mentre Miccichè e Musumeci duellavano, a Roma la Meloni twittava anatemi, ad Arcore Berlusconi otteneva la disponibilità di Renato Schifani.
E’ così per le elezioni politiche, i siciliani, ancora nel caldo estivo, dovrebbero recarsi alle urne per votare i nuovi colonizzatori mandati da Roma.