Politica, come si è trasformato il Consiglio comunale in tre anni
SCIACCA. Nell’attesa degli sviluppi politici e procedurali che coinvolge il Palazzo di Città in questi giorni, è interessante rivedere il percorso dei tre anni trascorsi dalle elezioni del giugno 2017.
Al ballottaggio vince Francesca Valenti, candidata del centrosinistra, su Calogero Bono, candidato del centrodestra. A recarsi alle urne, al ballottaggio, sono 18.736 elettori su 35.889; in percentuale, al voto va il 52,20%. Non può sottovalutarsi questo dato che spesso viene usato come “la città”, nella sua interezza. Lo scontro finale fra i due candidati è avvenuto in un’arena politica composta da poco più di metà città.
Francesca Valenti vince con 9.611 voti pari al 54,03% (ma sul 50,20% di elettori recatisi alle urne), Bono è votato da 8.177 elettori, pari al 45,97% (sempre sul 50,20% di elettori che si è recato alle urne). La differenza di voti è di 1.434 e Francesca Valenti è proclamata sindaco.
Ma che accade dall’insediamento del Consiglio comunale ad oggi?
Francesca Valenti ha la maggioranza con 14 consiglieri, che sommano 4.871 voti. L’opposizione somma 4.652 voti. In questo momento, la differenza di consenso tra consiglieri di maggioranza e di opposizione è di appena 219 voti. Praticamente, i 24 consiglieri comunali rappresentano 9.523 elettori. In Consiglio comunale, in buona sostanza, c’è la rappresentanza del 26,53% dell’intero elettorato. Ancora più nel dettaglio, c’è la rappresentanza del 50,82% del 54,03% degli elettori che sono andati a votare. In forma più banale, il Consiglio comunale esprime il 26,53% dell’intero elettorato.
I numeri parlano in maniera inequivocabile.
Ma vediamo cosa accade. All’insediamento del Consiglio comunale questa è la mappa dell’aula:
La coalizione vincente del centrosinistra ha la maggioranza di 14 consiglieri su 24. E’ in grado di essere autonoma e di attuare senza difficoltà il programma elettorale.
A distanza di un anno, avviene l’azzeramento. Il sindaco Francesca Valenti ritira la delega agli assessori, 4 dei quali designati prima delle votazioni. E’ la prima volta nella storia politica di Sciacca che un sindaco azzera la sua giunta.
Avvengono diversi fatti politici che man mano erodono la coalizione vincente di consiglieri comunali. Questa la situazione al 22 giugno 2019
Il 2020 è l’anno del terremoto politico che disgrega la coalizione vincente che si riduce solo ad 8 consiglieri. Le opposizioni contano 13 consiglieri a seguito della ormai ufficiale posizione di Paolo Mandracchia. Restano fuori dalla coalizione i 3 consiglieri di Italia Viva.
La realtà odierna è quella nota a tutti. La coalizione che ha vinto le elezioni da tempo non era in grado di essere autonoma. Il culmine è il rendiconto 2019. La coalizione non è stata in grado di garantire i numeri perl’approvazione. Mentre si attendono gli sviluppi per lo scioglimento del Consiglio comunale, un dato è certo. La coalizione che ha vinto le elezioni rappresenta una evidente posizione minoritaria e non riusciva più a garantire neanche il numero legale nella seconda convocazione del Consiglio comunale.
Le opposizioni si sono ingrossate fino a rappresentare numericamente una maggioranza schiacciante. Una eventuale mozione di sfiducia oggi avrebbe il voto favorevole di 16 consiglieri comunali poichè includerebbe anche i 3 consiglieri di Italia Viva.
Al di là di tale eventalità, rimane un quadro politico e amministrativo che è distante dalla città, non la rappresenta più. La logica della politica imporrebbe scelte diverse dalla prova dei muscoli. Sarebbe interessante, oggi, cogliere il reale orientamento della città.
Filippo Cardinale