PESTAGGIO RAGAZZO IN CENTRO STORICO: DRAMMATICO RACCONTO DI UN TESTE. MOLTI RICORRONO AL “NON RICORDO”. CONTINUE CONTESTAZIONI DEL PM. SI RISCHIANO ULTERIORI PROCESSI PER FALSA TESTIMONIANZA
Continuano le udienze relative al processo dell’aggressione subita dal giovane Alfredo Coscienti in pieno centro storico, nella serata tra il 18 e il 19 maggio dello scorso anno. Colpi di spranghe di ferro e anche di bottiglia di birra. Nella prima udienza è stato ascoltato la vittima. Ha indicato in Alessandro Galluzzo, 20 anni, e Calogero Danilo Termine, 22 anni, gli autori della brutale aggressione, mentre di Giuseppe Ciancimino, 21 anni, non ha detto nulla perché non lo ha conosciuto e quindi non è in grado di collegarlo ad un particolare fatto. La pubblica accusa è rappresentata dal magistrato Alessandro Moffa. A difendere Galluzzo gli avvocati Antonio Turturici e Carmela Bacino per Ciancimino. A difendere Termine, l’avvocato Pietro Scalici, mentre Antonino Tornambè difende Ciancimino. La parte offesa si è costituita parte civile ed è rappresentata dagli avvocati Giovanna Craparo e Maurizio Gaudio.
Oggi pomeriggio sono stati ascoltati alcuni testi della pubblica accusa. Un processo particolarmente complesso anche per via dei “non ricordo” da parte dei testi. Non solo “non ricordo”, ma anche continue contestazioni da parte del pubblico ministero Alessandro Moffa. Il magistrato inquirente, anche la volta precedente, ha contestato molte discrepanze tra quanto i testi raccontano davanti il giudice del Tribunale di Sciacca Cinzia Alcamo e quanto hanno dichiarato nei verbali sottoscritti davanti i carabinieri di Sciacca, non più tardi di qualche mese fa. Si ha la sensazione, seguendo le udienze, che il processo in corso possa generare altri procedimenti per falsa testimonianza. Un reato che prevedere la condanna fino a 6 anni di carcere.
A essere escusso, oggi pomeriggio, un teste “amico di vecchia data” del ragazzo oggetto del terribile pestaggio, avvenuto con spranghe, pugni, calci e colpi di bottiglia. Il teste ha raccontato che la vittima dell’aggressione “viveva nel terrore di una spedizione punitiva”. Aveva tanta paura “che non usciva di casa”. A volte erano gli amici che lo prelevavano da casa e lo portavano a Caltabellotta per farlo svagare un po’. Il teste ha raccontato al giudice di fatti accaduti prima dell’aggressione, “minacce subite” le cui radici affondano in episodi “sentimentali” misti a “gelosia”. Il ragazzo oggetto del pestaggio “era stato raggiunto anche a scuola e si era dovuto nascondere nell’armadio”.
Il teste ha raccontato che quella sera “avevamo convinto Alfredo a passare una serata a Sciacca, promettendo che non andavamo allo Stazzone”: Secondo il teste, Alfredo “era convinto che una eventuale aggressione non sarebbe potuta verificarsi in centro storico perché frequentato da molte persone”.
“Abbiamo posteggiato la macchina a Porta Palermo- ha spiegato il teste- e Alfredo ci disse che qualsiasi cosa fosse successo loro non dovevano immischiarsi”. Poi l’arrivo in via Licata, alla Chiazza. Secondo il teste, Alfredo venne “circondato da una decina di ragazzi. La maggior parte lo picchiava, altri facevano il cerchio attorno a lui”. “Alfredo fu subito colpito con una bottiglia di birra e apparse stordito”. Subito dopo cominciarono pugne e calci “e Alfredo riuscì a fuggire per via Licata, salendo per via San Leonardo”. Quando cominciò il pestaggio, il teste chiamò il 112.
Il pestaggio seguitò e terminò in Largo Spada, dove furono trovate “spranghe di color metallo e vasi rotti”. Sul posto giunsero i carabinieri, la polizia, e anche l’ambulanza. Alfredo riportò gravi ferite. Alfredo tentò di nascondersi, ma non riuscì nell’intento.
I tre imputati sono accusati di lesioni personali gravi e si trovano agli arresti domiciliari. Inoltre, sui Galluzzo pende anche l’accusa di atti di persecuzione del minorenne.
Oltre a Galluzzo, Termine e Ciancimino, sono imputati altri tre ragazzi. Uno ha chiesto il patteggiamento, un altro è processato con il rito abbreviato. Per un altro ragazzo c’è l’avviso di conclusione delle indagini. “Quella sera mi trovavo in via Licata- ha raccontato- quando mi si è avvicinato un ragazzino chiedendomi se fossi Alfredo Coscienti. Poi alcuni ragazzi mi sono saltati addosso, mi hanno strappato la maglietta e sono scappato. Termine mi ha colpito, in via Licata, alla testa con una bottiglia. Ho visto Galluzzo quando mi allontanavo dalla via Licata per nascondermi in largo Spada”, raccontò Alfredo nel corso della scorsa udienza.