Pesca, Catanzaro: in Sicilia confusione tra governo regionale e nazionale. E mancano ancora i ristori promessi da Musumeci

SCIACCA. In commissione attività produttive all’Ars il parlamentare saccense Michele Catanzaro ha difeso le posizioni delle marinerie siciliane costrette a districarsi in una rete sempre più fitta di regole e divieti. I pescatori siciliani potrebbero infatti vedere sfumare il pagamento dell’indennità di fermo biologico effettuato entro luglio e si trovano costretti a ripetere il periodo di pausa dalla pesca entro il 31 dicembre, proprio in corrispondenza del periodo in cui maggiore è la richiesta del mercato.

Manca interlocuzione tra il governo regionale e quello nazionale – spiega Catanzaro, intervenuto in Commissione Attività produttive durante il confronto tra i rappresentanti delle marinerie siciliane ed i dirigenti dell’assessorato Agricoltura e Pesca – ed a pagare le conseguenze sono gli imprenditori del settore ittico costretti ad effettuare il fermo nonostante abbiano aderito alla possibilità di fermo entro 31 luglio come misura di contenimento del caro gasolio. Come se non bastasse un articolo della norma nazionale del fermo pesca, non in linea con la normativa regionale impedisce anche la pesca entro 12 miglia dalla costa. Una confusione – dice Catanzaro – che sta minando un settore di vitale importanza per l’economia dell’Isola. Tutto questo mentre la legge sulla pesca che il Pd ha fortemente voluto e che l’Ars ha varato nel 2019 non è ancora stata ancora attuata ed i piani di gestione sono ancora quelli del 2016.”

Il parlamentare del Pd ha invitato il governo regionale a pagare i ristori ai pescatori che si stanno fermando per la seconda volta ed a spiegare qual’è il progetto di rilancio del settore perché non accada più di scrivere norme slogan che poi, come avvenuto per i ristori del caro gasolio promessi dal governo Musumeci, restano solo nel libro dei sogni”.