Perdita di fondi europei, don Nuara scrive a Draghi: “Non si può tacere dinanzi al disprezzo del territorio di chi ci amministra”

RIBERA. Don Antonio Nuara, parroco a Ribera della parrocchia Maria SS Immacolata, , non è nuovo a scendere in campo e far sentire la voce a difesa dei diritti dei cittadini, ma anche per denunciare inadempienze, ritardi, errori della classe burocratica e politica. E non passa inerte, sotto gli occhi di don Antonio, la perdita di 422 milioni di euro con la bocciatura dei 31i progetti destinati a rinnovare il vetusto sistema idrico per l’agricoltura siciliana. Una batosta che ha colpito anche il territorio a vocazione agricola di Ribera e del vasto comprensorio. Don Antonio ha preso carta e penna e ha scritto una lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi. Quel ruolo istituzionale che fu rivestito dopo l’Unità anche dal riberese Francesco Crispi. Ecco la lettera aperta di don Antonio Nuara.

AL SIG. PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
PALAZZO CHIGI
Piazza Colonna,370
Oo186 ROMA

Ill.mo Signor Presidente,
chi Le scrive è Don Antonio Nuara, Parroco in Ribera (AG – Sicilia).
Con sgomento, anche se lo ipotizzavamo, il Suo Governo ha bocciato i 31 Progetti presentati dalla
Regione Sicilia, relativi alla “INFRASTRUTTURAZIONE IRRIGUA” del territorio.
Le motivazioni giuste e sacrosante: “ Progetti incompleti, carenti in vari punti e non cantierabili”.
Ancora una volta la Sicilia perde i suoi treni e viene penalizzata, perché la sua classe dirigente non è
idonea a governare e incapace di programmare lo sviluppo del suo territorio, così ricco di risorse e di
potenzialità.
Quanti finanziamenti Comunitari ha perso la Sicilia dal 2005 al presente, perché non in grado di presentare progetti cantierabili!
Di contra abbiamo parlamentari, funzionari, dirigenti e impiegati con stipendi superiori alla media nazionale.
Tutto questo, frutto di una realtà socio-politica, condizionata da mafia e malaffare che colloca nei vari settori della politica e dell’amministrazione della “cosa pubblica”, non i “competenti” e i “meritevoli”, ma chi obbedisce e fa gli interessi di coloro che col voto o le raccomandazioni li ha portati ad avere determinati ruoli e occupare posti chiave nella vita della società siciliana.
La bocciatura dei 31 Progetti non danneggia i responsabili, ma penalizza tutto il popolo siciliano che, pur vivendo in una terra unica, ricca come poche di risorse, si vede costretta ad essere sempre ultima nelle graduatorie della vita sociale, culturale ed economica.
E noi non ci stiamo, perché la Sicilia ha tutto quello che di buono il buon Dio poteva dare ad un
territorio per essere meraviglioso. Purtroppo chi la abita e, principalmente chi la governa non sa
esprimerla al meglio delle sue potenzialità.
Signor Presidente,
cosa Le chiedo con questa mia Lettera Aperta? Per non penalizzare i siciliani onesti, che siamo la gran parte, nomini dei Commissari e affidi la redazione dei Progetti ad uno staff del suo Governo.
Abbiamo bisogno di queste infrastrutture, affinchè tutte le “specialità” che la terra di Sicilia offre, possano fiorire e crescere, dando con il lavoro dignità ai suoi abitanti e possibilità di riscatto.

Senza lavoro, i nostri giovani sono facili prede delle associazioni malavitose di ogni specie e di ogni genere.
La Valle del Verdura dove maturano le arance “Washington Navel”, ora famose in tutto il mondo, è
attraversata dal fiume omonimo che ogni anno scarica a mare ben oltre 80 milioni di metri cubi di
acqua che, se incanalati e raccolti, potrebbero garantire il fabbisogno per almeno 10 anni a tutto il
bacino.
Certo, un prete che scrive una LETTERA APERTA al Presidente del Consiglio per perorare la causa del
Popolo Siciliano, è una cosa “insolita” e fuori dal “protocollo”. La motivazione la trovo in una frase del
Profeta Isaia (capitolo 62, versetto 1) che mi ha accompagnata durante tutto il mio percorso
sacerdotale: “Per amore del mio Popolo non tacerò”.
Non si può tacere dinanzi a un disprezzo palese del territorio da parte di chi ci amministra e che
dovrebbe essere forza trainante, ma, al contrario , crea carrozzoni che divorano la finanza pubblica,
lasciando il territorio abbandonato a se stesso.
Mi scuso se con questo scritto Le ho rubato un po’ del suo tempo prezioso, ma Le sarò grato per
l’attenzione che avrà per risolvere questa situazione di sofferenza ingiusta che noi Popolo Siciliano
stiamo subendo.
Le auguro buon lavoro e voglia gradire i miei più cordiali saluti.

Sacerdote don Antonio Nuara

LETTERA APERTA DRAGHI