Per scuola ultimi in Italia, malmessi in Europa. Abbiamo un futuro?
ITALIA. di CARMELO FUCARINO
Di scuola e istruzione si parla molto . Troppo. Ma nessuno premette ai discorsi la verità delle cose. Lo fa il Censis, nel suo recente rapporto sull’Italia. E vengono in luce ritardi amari. Leggiamo dal progetto del Censis 21 ottobre 2020, “Italia sotto sforzo. Diario della transizione 2020. 3. Le
criticità del sistema universitario”, l’Italia resta ancora al di sotto della media europea per immatricolazioni (51,8% dei giovani italiani in età corrispondente vs 58,7% in Europa). Nel «contrastare l’onda d’urto della pandemia di Covid-19, dovendo riorganizzare le attività, rimodulare la didattica, passando dalla modalità in presenza a quella a distanza, a causa del lockdown e della necessità di rispettare le norme sul distanziamento sociale», è risultata a maggio 2020 dai dati raccolti «l’immagine di un sistema universitario reattivo e performante, in grado di ottimizzare, nonostante le carenze strutturali che da anni lo affliggono, risorse umane e tecniche per dare continuità alla propria missione». «Sebbene la quota di immatricolati abbia ripreso a crescere, tuttavia molto resta da fare colmare il gap che ci separa dal resto dei paesi dell’Unione europea per numero di giovani con titolo di studio terziario. Nel 2019 i giovani italiani di età compresa tra i 25 e i 34 anni in possesso di un titolo di istruzione terziaria erano il 27,7% del totale dei giovani in età corrispondente, ovvero una quota inferiore di 13,1 punti percentuali rispetto alla media Ue 28 pari a 40,8% e in penultima posizione rispetto agli altri stati comunitari, dopo l’Italia soltanto la Romania con il 25,5% di giovani, nonostante il collettivo preso in esame si sia incrementato di oltre 2 punti percentuali rispetto a 3 anni prima (25,6% nel 2016) (tab. 1)».
Tab. 1 – Popolazione di 25-34 anni con un titolo di studio terziario in Italia, e nei Paesi dell’Ue (Rank 2019, in %): 1. Cipro 60,3; 2. Lussemburgo, 56,1; 3. Irlanda 55,4; 4. Lituania 55,2; 5. Regno Unito, 49,4; 6. Paesi Bassi 49,1; 7. Svezia 48,4; 8, Francia 48,1; 9. Belgio 47,3; 10, Spagna 46,5; 11 Danimarca
45,9; 12. Slovenia, 44,1; 13, Lettonia, 43,8; 14 Polonia 43,5; 15 Estonia 42,8; 16, Grecia, 42,4; 17, Finlandia, 42,0; 18, Austria 41,6; 19 Malta 40,3; 20, Slovacchia, 39,2; 21, Portogallo 37,4; 22, Croazia, 35,5; 23, Germania, 33,2; 24, Bulgaria, 32,7; 25, Repubblica Ceca, 32,6; 26, Ungheria, 30,6; 27, Italia, 27,7; 28, Romania, 25,5.Media Ue, 39,4 – diff. Italia-Ue -11,7.«Dall’a.a. 2018/2019, il panorama universitario italiano è stato, invece, interessato da un’importante novità ancora in fase di consolidamento. È stata avviata la sperimentazione delle cosiddette lauree professionalizzanti». Esse «si caratterizzano dunque per essere corsi di studio peculiari, con elevata incidenza di contenuti e attività applicative e per essere rivolti principalmente a un’utenza “indotta” e non naturalmente incline al proseguimento degli studi universitari. Ma i numeri purtroppo ci dicono che la parte di popolazione giovanile coinvolta è ancora esigua». «Con specifico riferimento all’istruzione universitaria in Italia, oramai da anni si osserva come abbia ridotto la sua potenza di principale motore di mobilità sociale. Gli ultimi dati disponibili relativi al 2012 e pubblicati dall’Ocse nel 2017, indicano che gli italiani di 30-44 anni, presumibilmente usciti dal sistema formativo, laureati e con genitori non in possesso di un titolo di studio corrispondente sono solo il 13,9%, a fronte di una media Ocse del 32,3%.». «Nel 2018 in Italia è stato speso per l’istruzione terziaria lo 0,3% del Pil, meno che in tutti gli altri 27 Stati membri dell’Ue.» Infine la nota dolente delle borse di studio previste dalla nostra Costituzione per il diritto all’istruzione: «Secondo il rapporto europeo Eurydice, 2018/2019, solo il 12,0% degli studenti italiani a tempo pieno, iscritti a corsi di laurea del primo livello era beneficiario di borse di studio, contro il 22,0% di beneficiari in Germania, il 33,0% in Francia e, infine, il 28,0% in Spagna (Eurydice – Commissione Europea) »
Questi sono i numeri spietati. Le altre ipotesi di programmazioni occupazionali restano soltanto giustificazioni alla nostra arretratezza culturale. Le Università ovunque non sono ritenute ufficio di collocamento, ma base solida di formazione umana che fa la differenza. A partire dall’Umanesimo di Cicerone, homo novus, a quello storico del XV secolo, a quello ultimissimo di Jean-Paul Sartre ( L’existentialisme est un humanisme, Nigel, Paris, 1946). E’ questa l’amara conclusione del rapporto: «Se le misure previste del cosiddetto Decreto Rilancio dello scorso maggio, poi convertito in legge nel mese di luglio 2020 – tra le quali si annoverano: stanziamenti addizionali per il diritto allo studio, quantificabili in oltre 11.300 borse di studio T6 aggiuntive per altrettanti studenti (+40 milioni di euro); innalzamento della no tax area da 13 a 20mila euro con allargamento della platea dei beneficiari esentati dal pagamento delle tasse universitarie e la riduzione delle tasse agli studenti appartenenti a famiglie con Isee fra 20 e 30mila euro – sembrano aver impedito per l’anno accademico in corso il paventato crollo delle immatricolazioni, non saranno certo sufficienti a garantire un effettivo ampliamento nell’accesso all’istruzione, che necessita di articolati interventi di lungo periodo, al fine di contrastare le iniquità strutturali che ancora condizionano lo sviluppo del capitale umano in Italia». Cosi’ stanno le cose. Siamo ultimi in Europa, malmessi nel mondo. Continuando così saremo malmessi. In Europa nel mondo. Prospettare il futuro, prescindendo da questi dati, vuol dire fare chiacchiere da bar.
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Carmelo Fucarino è laureato in lettere classiche, ha insegnato italiano e storia negli Istituti Superiori di Palermo e ,dal 1980 fino al 1997, latino e greco al liceo Garibaldi di Palermo. Poeta, è autore di due raccolte di liriche Città e ancora città, Il Vertice Editore, e Percorsi di labirinto, Thule Edizioni. Ha pubblicato una Grammatica di greco antico per i tipi della Paravia.
Sul sito www.giovannipepi.it altre analisi , interviste , cronache d’arte e fotografie.