Quando c’è la Regione di mezzo, lo stupore non ha limiti. Tutto diventa possibile come firmare la concessione dei beni termali al Comune che però non ha validità, quindi è carta straccia, fino a quando non viene elaborato e sottoscritto l’indispensabile verbale di constatazione. Ossia tutto l’inventario delle cose e lo stato dei beni, nel minuzioso dettaglio, comprese le condutture e i pozzi.

Ma c’è di più’, come riportato dal quotidiano la Sicilia di ieri, con un articolo firmato da Mario Barresi dal titolo: “La Sicilia vende i gioielli di famiglia. Dismissioni, in estate i primi bandi”.

La Regione deve fare cassa urgentemente poiché ha un mare di debiti. Dunque, mette in vendita i beni come palazzi, castelli, terreni, edifici.

Nell’elenco della Regione. e sul sito delegato SPI (società partecipata in liquidazione), tra i beni in vendita c’è l’ex ospedale di via Figuli (e questo lo sapevamo). La novità è che tra i “gioielli in vendita” ci sono le terme, compreso l’ex convento San Francesco.

La vicenda incuriosisce, a tratti tormenta. Forse è il caso di fare chiarezza perché non vorremmo che le terme fossero imbrigliate tra una questione di propaganda politica e la necessità per la Regione di fare cassa.

Il neo assessore Gaetano Armao sulla questione della stima dei beni da mettere in vendita preme il piede sull’acceleratore. Ma quanto vale il patrimonio da vendere? Armao vuole fare chiarezza subito e “verificare la contezza del database di Spi. Vuole avviare “una convenzione con l’Agenzia del Demanio, poiché la Regione non ha il know-how per procedere”. Poi aggiunge: “Niente più consulenze milionarie ai privati, ma un intervento trasparente, efficace e rapido”. Con un obiettivo preciso: “In estate vorremmo far partire i primi bandi per i bani all’asta”.

Sul sito dei beni messi in vendita c’è una lunga lista che riguarda l’intero territorio siciliano.

Filippo Cardinale


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