PER IL CATASTO NON ESISTE. EPPURE C’E’ DA 50 ANNI (MAI APERTO). ECCO LA MAPPA CATASTALE

Siamo in una terra di Pirandello? Di Pulcinella? Semplicemente in una terra dove mamma Regione ne combina una in più del diavolo. Anzi, il diavolo non può competere con mamma Regione poiché l’insufficienza e la superficialità della casta della burocrazia in compagnia con quella politica non ha limiti.

Abbiamo chiesto il foglio mappale per capire esattamente qual è il problema che non permette di riunificare tutto il patrimonio termale in capo alla Regione, con il trasferimento dalla Terme di Sciacca Spa. E perché i beni termali di San Calogero non possono costituire oggetto della concessione che la Regione si appresta a passare al Comune, con la premura di chi passa la patata bollente ad altri per non ustionarsi.

Siamo stati noi del Corrieredisciacca.it a dare notizia che la concessione non poteva effettuarsi con l’intero patrimonio ma solo con l’esclusione dei beni collocati a San Calogero, incluse l’unicum mondiale delle Stufe.

“Problemi tecnici”, ha detto anche il sindaco, nascondendo la verità che a Palermo le hanno illustrato. Le stufe di San Calogero, l’Albergo San Calogero (quello realizzato 50 anni fa, ristrutturato tre volte, mai aperto), non esistono catastalmente.

L’ALBERGO SAN CALOGERO, LE STUFE, E L’ANTIQUARIUM NON ESISTONO PER IL CATASTO. Il foglio mappale che abbiamo pubblicato, che risale al 16 settembre 2017, riporta solo la Basilica di San Calogero e il convento dei frati cappuccini, con annesso il piccolo albergo. Le due strutture sono delimitate col il grigio scuro. Come si evince dal cerchio rosso che abbiamo tracciato, manca l’albergo San Calogero. Qualche lettore si chiederà perché mancano le stufe di San Calogero se sono grotte naturali? Semplice, il Creatore ha donato Sciacca di una meraviglia unica al mondo, appunto le stufe vaporose. Ma poi la mano dell’uomo, e la mente disilluminata dei burocrati, ha fatto il resto. Si è costruito l’albergo destinando l’ultimo piano dello stesso a servizi connessi con le grotte vaporose (camere per massaggi, servizi igienici, etc). L’abergo San Calogero non è mai stato catastato, pur ricevendo tre ristrutturazioni e pur passando dalla Regione nel  patrimonio delle Terme di Sciacca Spa nel 2005. Ovviamente non esiste catastalmente anche l’Antiquarium perché realizzato nella struttura dell’albergo.

(Nella mappa catastale, l’albergo San Calogero non esiste e neanche l’Antiquarium)

Il capolavoro della Regione non è ancora terminato. Infatti, la cinquantennale struttura alberghiera manca di collegamento fognario. Fino a qualche anno era straordinariamente difficile poter ottenere l’autorizzazione in quanto tutta la contrada Isabella non era dotata di rete fognaria. Poi, finalmente, qualche anno fa fu realizzata. Ma manca il collegamento tra l’albergo “fantasma” e la rete fognaria. Carlo Turriciano, allora amministratore unico della Terme di Sciacca Spa pensò a realizzare il collegamento. Ma la Regione non sborsò un centesimo per pagare il progettista e realizzare il collegamento.

LA VICENDA DELLA COOPERATIVA “LA MONTAGNOLA”. E’ bene ricordare, specie ai giovani, tale vicenda. Dopo tre ristrutturazione effettuate dalla Regione, essa stipulò un contratto di affitto dell’albergo alla cooperativa La Montagnola dell’imprenditore Montalbano, patron del complesso alberghiero Torre Macauda. Stipulato il contratto, venne fuori l’inghippo: la Cooperativa non poteva mai aprire la struttura alberghiera perché sprovvista di collegamento alla rete fognaria. Iniziò un lungo contenzioso vinto dalla Cooperativa. Contenzioso che si chiuse con una transazione di 800 mila euro.

CONCESSIONE E BANDO. Oggi siamo a parlare della concessione dei beni termali al Comune. Non si capisce bene perché il Comune dovrebbe riuscire dove ha inanellato fallimenti a iosa la Regione. Non si comprende bene ancora quanti e quali oneri saranno in capo ai contribuenti saccensi. Dalla conservazione e tutela dei beni ricevuti in concessione alle manutenzioni straordinarie.

Siccome siamo in Italia, dove tutti assurgono al ruolo di allenatori e suggeriscono calciatori e moduli alla Nazionale di calcio, anche con le terme oggi a Sciacca non si contano gli esperti in strategie turistiche, di diritto societario, di marketing, e più ne ha più ne metta.

Ancora oggi, a poche ore dalla stipula dell’attesa concessione (sarà davvero una cosa positiva per il Comune?, nulla si sa, né l’Amministrazione comunale ha tracciato qualche idea.

Chi, tra i numerosi interventi sui social, ha le idee chiare è l’architetto Michele Ferrara. “Al di là della concessione, un indirizzo deve essere chiaro: ciò che è disponibile subito, e cioè lo stabilimento termale di via Agatocle, il Grand Hotel delle Terme, il Parco termale con la piscina, non può essere messo a bando a spezzatino ma nel loro insieme”. Per Ferrara, si può “spezzettare la struttura dei Molinelli”. Per l’architetto, anche le Antiche terme selinuntine devono essere comprese nell’unicità dell’offerta, mentre per l’ex convento San Francesco, “deve rimanere nella dotazione del Comune e farne un centro di arte e culturale”.

“Un appalto concorso- per Ferrara- sarebbe la strada da seguire per rilanciare le terme con nuove idee progettuali. Idee che servono per vagliare la bontà e completezza delle offerte”.

Una domanda ci viene da porre. Ma se un imprenditore progetta il rilancio delle terme con una visione che prevede anche la modifica delle attuali strutture, il Comune (che avrà in concessione i beni termali) avrà l’autorità decisionale? Il dubbio ci assale in maniera forte.

Filippo Cardinale

 


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