PD, UN TICKET PER LIBERARE SCIACCA DALLA MORSA DI VECCHI PERSONAGGI “STRANIERI”

Ticket vincenti possono nascere a Sciacca. E possono fiorire proprio in un campo ostile, quello del Pd, notoriamente vocato al litigio, ispirato alla logica del “meno siamo e meglio è”. Lo si è visto nel passato, lo si vede ancora oggi, con il risultato che il Partito Democratico è esclusivamente sotto l’egida del professionismo della politica che risiede oltre il perimetro saccense e che immerge le sue radici ad Agrigento, passando anche dalla cosiddetta “montagna”.

Le vicende locali del Pd sono la prova evidente di un partito che non ha saputo cogliere quello straordinario intuito dell’Ulivo. Anziché la sintesi di interessanti esperienze, fu l’occasione per un deleterio distinguo che creò una esplosione a catena. Ancora oggi la voglia di dividersi supera quella dell’unirsi. Appare come un’arena nella quale la lotta è tutta interna, una lotta “tra amici”, ma con i coltelli tra i denti. Una lotta che non porta da nessuna parte, ma che sostanzialmente favorisce la presenza di personaggi che vengono da fuori a fare il bello e cattivo tempo. Ma soprattutto, a fare terra bruciata.

Qualcosa, però, lascia presagire che la possibilità di cambiare rotta ci sia. A condizione, però, che al timone ci siano esperienze capaci di cogliere la necessità del momento, ma anche una serie di elementi fertili che possono dare frutto. C’è un netto distacco generazionale all’interno del Pd, tra chi detiene le redini da decenni e tra una generazione di giovani che intendono scendere in campo per portare nuova energia, ma anche nuova cultura.

In tale contesto, Sciacca come si pone? O meglio, qual è la situazione del Pd saccense? Tralasciando le ultime vicende congressuali contestate, che hanno dato vita ad un organigramma di partito che appare come una chimera e lontano dalle vicende del territorio, il Pd saccense ha il cordone ombelicale con Agrigento, passando da Bivona. Questo asse, stringe il partito in un perimetro di isolamento, di dipendenza da altri che non sono e non rappresentano il territorio. Da questo contesto, tuttavia, possono partire spinte in grado di invertire la rotta. La spinta deve necessariamente provenire dalla generazione dei giovani. Una spinta che sia in grado di aggregare la voglia di impegnarsi per tracciare nuove speranze in un territorio che è in preda ad una deleteria rassegnazione.

Nell’ambito del Pd saccense, vi sono risorse giovani interessanti, che hanno la forza necessaria per aggregare una vasta area di attese e speranze. Una spinta aggregatrice capace di rottamare vecchi e stantii politici del Pd e capace di rinverdire le aspettative di un mondo giovanile relegato agli angoli del campo della politica. Una forza che sia in grado di avere una adeguata spinta propulsiva e aggregante deve necessariamente passare attraverso il ticket. L’unione di esperienze per traguardare una sfida che, certamente, non è facile: quella della rottamazione di un sistema di potere interno ormai datato e obsoleto.

In un panorama di sfida all’ancien règime, un ticket potrebbe albergare tra due esperienze che, seppur culturalmente diverse, trovano ragion d’essere nel raggiungere un obiettivo comune. Due esperienze diverse ma che potrebbero, in buona sostanza, amalgamarsi, completarsi: quella di estrazione di sinistra e quella di estrazione moderata. Nell’ambito della nuova generazione di giovani, questi due caratteristiche potrebbero sintetizzarsi nei profili di Michele Catanzaro e Simone Di Paola.

La condizione è una, quella che i due non replichino gli errori del passato. Ognuno di loro chiarisca lealmente i percorsi da compiere, nella consapevolezza di spezzare quella deleteria logica del “meno siamo è meglio è”. Scelgano percorsi che uniscano e non dividano. La sfida è vicina, sta a loro giocarla.

(Nella foto- del Corriere di Sciacca- Simone Di Paola, Maria Iacono e Michele Catanzaro a Montecitorio, nel “transatlantico”)

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