Pd e congresso regionale: assemblea tumultuosa. L’inviato della Schlein conferma la linea del voto solo ai tesserati
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Nessun accordo prima dell’assemblea del partito. L’inviato di Elly Schlein, riunito con i dissidenti, ha ribadito che per la commissione di garanzia la proposta di rinunciare alle primarie per dare il voto solo agli iscritti è in linea con lo statuto del partito
.PALERMO- Quasi rissa. I membri del Pd hanno votato in un clima da muro contro muro. Per tre volte è stata sfiorata la rissa. Parlamentari all’Ars e iscritti vicini al segretario Barbagallo sono stati separati ad un centimetro dal contatto fisico. Anche l’inviato della Schlein è finito accerchiato dai dissidenti. Ha dominato il no ai tentativi che le correnti Bonaccini e Orfini hanno fatto fino all’ultimo per tentare di far eleggere il nuovo segretario dando la parola anche ai non tesserati. E’ stato il segretario regionale Anthony Barbagallo a mettere fine ad ogni trattativa sulle regole congressuali con un discorso di rottura che ha acceso gli animi in platea. “Una parte del gruppo parlamentare ha alimentato le polemiche indebolendo il partito. Si è preferito attaccare i compagni e invece poi si è scelto di essere proni con chi governa”, ha detto. L’avversario del Pd è dall’altra parte. Abbiamo la responsabilità di fare uscire il Pd dalla palude per lanciare la sfida alla destra”. L’assemblea fa rimanere in vita la spaccatura tra la base del partito e i circoli con la segreteria regionale e la gran parte il gruppo parlamentare che si riconosce nelle posizioni di Bonaccini e Orfini. Tra questi, il deputato saccense Michele Catanzaro, capogruppo all’Ars.
Il voto dell’assemblea ha bocciato le primarie. L’ala dissidente ha invano offerto a Taruffi una linea di nuova collaborazione a patto che da Roma si togliesse il sostegno al segretario uscente. Discutere di un
nuovo candidato è la richiesta che ha avanzato anche Fabio Venezia, tra l’altro indicato fra i papabili
dell’area Bonaccini. E lo stesso ha fatto anche il capogruppo all’Ars Michele Cantanzaro che ha anche ricordato che “il Pd è cresciuto grazie alla Schlein in tutta Italia tranne che in Sicilia”. imputando l’insuccesso a Barbagallo. Catanzaro lancia l’ultimatum sperando che “ci siano le condizioni affinché un minuto dopo la chiusura della fase congressuale il nostro partito possa riprendere un percorso unitario. Dovessero mantenersi le attuali condizioni sarebbe però difficile”. La dichiarazione di guerra è stata consegnata. Dunque, in un clima surreale e di rissa, l’assemblea del Pd è stata chiamata a decidere se far eleggere il prossimo segretario ai soli tesserati o nei gazebo con le primarie aperte. Il quorum richiesto per approvare la proposta di Barbagallo (voto ai tesserati) era sulla carta molto alto: 161 membri dell’assemblea. La proposta di eleggere il segretario solo con i voti degli iscritti è passata con 169 voti a favore, 4 contrari e 4 astenuti. In verità, la spaccatura ha numeri molto più profondi.