PASQUALE AMATO COME VITO BONO: “SONO RIMASTO SOLO, GOVERNARE NON SIGNIFICA GESTIRE IL POTERE”

Pasquale Amato, il sindaco di Palma di Montechiaro, ha gettato la spugna. Modalità identiche a quelle con cui nel 2012 aveva lasciato la carica di primo cittadino a Sciacca Vito Bono. Ha detto di essere stato lasciato solo dalla coalizione che lo sosteneva. Formazione di sinistra, ex consigliere provinciale, dopo anni di attività politica era stato eletto sindaco e aveva avviato un’azione di rinnovamento della politica cittadina e della classe dirigente. Ma non ha avuto più la forza di continuare. Si è arreso.

«Io penso – ha detto al giornalista Paolo Picone – che i problemi sono ancora legati ad una cultura degradata, di chi pensa che governare serva per gestire potere. Ora, il prestigio c’è, per carità, ma io posso dire che governare significa solo un atto d’amore perché o si è veramente vocati qui, avere capacità, impegno, passione ed onestà. Perché se noi siamo riusciti a non tagliare la refezione scolastica, ci siamo riusciti perché ci siamo accorti che c’era qualcosa da sistemare. A Palma si spendevano 130 mila euro l’anno per parcelle per avvocati, adesso se ne spendono 20 mila euro all’anno. È vero, amici non me ne sono fatti, ma è chiaro una cosa. O mi facevo gli amici o si faceva la refezione scolastica. Quindi se vogliamo governare o si è onesti o non si governa, si fanno solo i fatti propri. Bene, io ritengo invece che ancora questa idea non è matura e dunque chi pensava, facendosi eleggere consigliere comunale, di venire in municipio a coltivarsi qualche orticello, qualche ambizione, venendo meno alla lunga la sete li ha portati alla disperazione. Quindi hanno fatto scelte di natura diversa. Non dimenticate che io ho contrastato l’evasione facendo chiudere esercizi commerciali che non pagavano nemmeno l’acqua. Quindi è chiaro che si tratta di azioni che dal punto di vista elettorale sono penalizzanti. Ed è anche chiaro che non gli pareva vero, quando si avvicinava la data delle elezioni di prendere le distanze da me».

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