Partinico, arresti per bancarotta. Ferrari, Rolex e ville coi soldi pubblici
PARTINICO. Vivere da nababbi a danno della collettività e con denaro pubblico. Un gioco criminale terminato questa mattina per i cugini Michele Lo Greco, 30 anni, Stefano Lo Greco, 36 anni e per Valentina Mangano, 27 anni (compagna di Stefano Lo Greco), arrestati e messi ai domiciliari nell’operazione congiunta di carabinieri e finanzieri delle compagnie di Partinico (articolo a parte). Una valanga di soldi pubblici grazie agli appalti per i mezzi della raccolta rifiuti in alcuni comuni della provincia di Palermo.
Hanno guidato Porsche, Ferrari e Range Rover, volato con jet privati, abitato in ville con piscina, ostentato un Rolex diverso per ogni giorno della settimana. Si sono comprati un appartamento a Montecarlo e nel principato di Monaco hanno aperto una pasticceria siciliana.
Vita da milionari ma creando una enorme voragine finanziaria nelle società di noleggio di mezzi per la raccolta dei rifiuti, gestite tramite prestanome e fatte fallire dopo averle prosciugate. Due milioni e mezzo di euro sottratti al fisco, agli enti previdenziali, a fornitori e dipendenti portando i libri in tribunale per le società decotte e continuando l’attività con nuove aziende pulite e senza debiti.
Un gioco criminale che è finito questa mattina per i cugini Michele Lo Greco, 30 anni, Stefano Lo Greco, 36 anni e per Valentina Mangano, 27 anni (compagna di Stefano Lo Greco), arrestati e messi ai domiciliari nell’operazione congiunta di carabinieri e finanzieri delle compagnie di Partinico.
Cinque le misure cautelari firmate dal gip di Palermo Paolo Magro su richiesta dei sostituti procuratori Vincenzo Amico e Andrea Fusco coordinati dall’aggiunto Sergio Demontis. Oltre ai tre ai domiciliari, per Vincenzo Lo Greco, 71 anni, è scattato l’obbligo di dimora, mentre per il funzionario del comune di Partinico Giuseppe Gallo (all’epoca dei fatti responsabile del settore Lavori pubblici e Servizi ambientali) il gip ha disposto la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio. Un sesto indagato, il commercialista del gruppo, A.G. è indagato a piede libero. Sequestrati beni per 2,5 milioni di euro fra immobili, quote societarie e auto di lusso.
Secondo i magistrati i sei indagati sono responsabili, a vario titolo, dei reati di bancarotta fraudolenta, intestazione fittizia di beni e quote societarie, inadempimento di contratti per pubbliche forniture, utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio e autoriciclaggio.
Il tutto nasce dall’incendio doloso nell’autoparco del comune di Partinico che ha distrutto diversi mezzi dell’amministrazione. Fatto che i acceso i riflettori investigativi sui Lo Greco. In quell’autoparco tutti i giorni venivano parcheggiati anche i mezzi della Cogesi srl, l’azienda riconducibile ai cugini Lo Greco e alla Mangano. Ma non erano lì la sera dell’incendio. Erano posteggiati in uno spiazzo poco distante e nessun mezzo è stato danneggiato. Per i carabinieri l’assenza dall’autoparco dei mezzi Cogesi fin da subito non è sembrata una coincidenza anche perché pochi giorni prima fra i Lo Greco e l’allora sindaco di Partinico Maurizio De Luca c’erano state diverse discussioni molto animate per le continue gravi inadempienze del contratto da parte della ditta degli indagati.
L’attività investigativa, con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali, ha fatto emergere elementi di connessione tra l’incendio e la procedura di affidamento per il nolo dei mezzi raccolta rifiuti aggiudicato alla Cogesi. Da lì le indagini patrimoniali della guardia di finanza hanno scoperchiato un sistema di ruberie milionarie a scapito degli enti locali e del fisco.