PALERMO ESCLUSA DALLA SHORT-LIST, “CAPITALE DELLA CULTURA”

Per Palermo una sfida notevole, ambiziosa che non è stata vinta. Si interrompe la corsa del capoluogo siciliano verso la ribalta culturale, il sogno di diventare “Capitale europea della cultura 2019” si frantuma. Ammesse alla seconda selezione solo sei città italiane su ventuno. Nella “short-list”: Ravenna, Siena, Perugia-Assisi, Lecce, Matera e Cagliari. Fuori dalla corsa, insieme a Palermo, Siracusa ed Erice (Tp).

Una bocciatura che impone una delusione ancora più amara considerando che ad essere promossi, se si esclude il capoluogo sardo, sono centri minori. E’ stato deciso ieri a Roma da una Commissione di giurati incaricata di valutare le candidature di ventuno città italiane a “Capitale europea della cultura 2019”, composta da tredici membri di cui sette designati da varie Istituzioni europee e sei nominati dal Mibac. Tra le istanze sotto esame anche quelle di Venezia, di Pisa, delle siciliane Erice e Siracusa, dell’Aquila “in ricostruzione”, della Taranto del “dopo-Ilva” e della Matera dei “Sassi”.

Per Palermo, davanti ai giurati riuniti ieri pomeriggio sulle sponde del Tevere, c’era una delegazione composta dal Sindaco Leoluca Orlando, dall’Assessore alla Cultura Francesco Giambrone, da Hedwig Fijen fondatrice della Biennale europea d’arte contemporanea “Manifesta”, da Mimmo Cuticchio, dalla bengalese Sumi Dalia rappresentante della “Consulta delle Culture”, da Egle Palazzolo presidente del “Comitato civico promotore”, da Giuseppe Marsala e Roberto Albergoni rappresentanti del gruppo che ha redatto il dossier per la candidatura.

“Capitale europea della cultura”, persa un’occasione lunga un anno. Un appuntamento per far conoscere meglio e condividere il valore della città e del suo territorio a 360°, che mira a legare con sentimenti di appartenenza ad un’unica comunità i cittadini europei, stimola la città scelta a valorizzare meglio le proprie potenzialità, a rimettersi a nuovo. Per la città “Capitale europea della cultura” l’evento si traduce in notevoli opportunità e benefici a più livelli a condizione, però, che la sua offerta sia inserita in una strategia di sviluppo a lungo termine condotta su percorsi culturali ad ampio raggio. Interi circuiti culturali ed economici del territorio coinvolti per un intero anno e messi decisamente sotto esame. Le città che hanno superato ieri la valutazione dovranno completare l’atto di candidatura entro il mese di maggio e la giuria, che tornerà a riunirsi a settembre, “raccomanderà” la città italiana da candidare.

L’Italia e la Bulgaria sono i due Stati membri candidati a ospitare la manifestazione nel 2019, la selezione per le città bulgare è prevista a dicembre. Gelato l’entusiasmo, si infrange un sogno per Palermo. Una sconfitta non solo per la città ma anche per la Sicilia. Una bocciatura per le associazioni, le istituzioni, le organizzazioni imprenditoriali, culturali e religiose che avevano creduto e aderito al progetto di “condurre” Palermo in Europa e gli europei (e non solo) a Palermo. La speranza dell’arrivo di due milioni di visitatori in un anno con tutti i benefici

economico-sociali ovviamente attesi si spezza, riscatto di immagine compreso. Una candidatura sulla quale si è puntato davvero tutto. Testimonial d’eccezione, coinvolti enti e istituzioni, loghi e invasive campagne pubblicitarie e d’informazione, investimenti iniziali per convincere la Commissione che la città aveva le carte in regola, “ideale” per l’anno della cultura e rilanciare la sua immagine notoriamente bistrattata. Palermo “Capitale della cultura” significava un investimento da 323 milioni di euro. Un piano di cui l’85% sarebbe servito per gli investimenti strutturali e il 15% sarebbe stato dirottato su eventi in programma da qui al 2019: restyling della città, nove piccoli porti urbani dallo “Spasimo” al “Parco della Favorita” e altri 54 milioni da destinare a manifestazioni, concerti e spettacoli per tutto l’anno. La candidatura palermitana era stata appoggiata anche da un mecenate tedesco, Reinhold Wurth, che con la sua fondazione ha già finanziato il restauro della “Cappella Palatina”.

Evidentemente il progetto presentato non ha convinto i giurati, ritenuto non competitivo per un evento di lungo termine impegnativo e strutturato. Le reazioni e le polemiche. Il Sindaco di Palermo non si arrende e, nonostante la bocciatura, si è detto pronto a proseguire il percorso: “I progetti vanno avanti lo stesso così come avevamo già annunciato – sono le parole del primo cittadino dopo l’esclusione di Palermo dalla “short-list” – il nostro impegno resta invariato. Questo percorso continuerà con tutti coloro che immaginano e vogliono realizzare una città diversa, migliore e vivibile”.

“Ringrazio tutti coloro che con entusiasmo hanno vissuto la candidatura – aggiunge l’Assessore Giambrone – e che adesso vivranno la realizzazione di quello che per noi resta il ‘Piano strategico’ per lo sviluppo della città. Siamo certi che continuerà la partecipazione e l’impegno di tutti a superare le criticità e promuovere la crescita culturale ed economica di Palermo”. Bernardo Tortorici è tra coloro che hanno costituito il “Comitato per Palermo Capitale europea della cultura 2019”, non fa mistero del suo disappunto: “Una decisione di cui non capisco le motivazioni, sono state scelte città meno competitive e profondamente diverse da Palermo per storia e non solo. Uno schiaffo alla Sicilia e alla voglia di riscatto di una terra”.

Appresa dai palermitani con comprensibile delusione, la notizia è stata seguita da accese critiche e polemiche. Davanti “Palazzo delle Aquile” (Comune di Palermo) e in migliaia di commenti che arrivano dai cittadini, dai membri delle associazione e dalla rete: “E’ fallito Orlando, è fallito un sogno”, “Fuori come in un campionato europeo di calcio: al primo turno!”, “Possiamo riprovarci, Palermo capitale della subcultura″, “Nessuno avrebbe scelto una città dove quasi ogni settimana si sciopera, troppi problemi da risolvere”, “Di sicuro è la capitale dell’emergenza abitativa e dei servizi pubblici carenti”, “E’ semplicemente ridicolo candidarsi ad un appuntamento culturale di portata europea con le strade invase dalla spazzatura”.

Palermo candidata a “Capitale europea della cultura 2019”, un’altra occasione che tramonta. Un progetto forse troppo debole, non innovativo al punto da non meritarsi il riconoscimento. Adesso alla città rimane la candidatura a “Capitale europea dello sport”, l’appuntamento è tra due anni. Necessaria sarà l’individuazione di progetti e obiettivi con un approccio diverso rispetto a come si è tentato di fare in questa occasione. Un cambio di rotta, dunque, con nuovi presupposti sia nei metodi che nei contenuti. Con maggiore pragmatismo e meno sogni. Per lo sport nel 2016 la decisione sarà adottata la prossima primavera. La sfida è con Praga. Un’altra illusione pronta ad ingannare il riscatto di una città e la sua terra o una nuova ambizione che diventa realtà?

Silvio D’Auria

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