OSPEDALE DI SCIACCA INSERITO TRA GLI SPOKE, ADESSO LA PALLA PASSA AL MINISTERO DELLA SALUTE PER L’OK DEFINITIVO

Gli ospedali riuniti di Sciacca e Ribera sono stati inseriti tra gli Spoke. In Sicilia tante “promozioni” di ospedali che erano stati depotenziati

Avanti con moderazione. Ma è certo che un passo avanti è stato compiuto. Gli ospedali riuniti Sciacca e Ribera sono stati inseriti come Spoke nel nuovo piano della rete ospedaliera. Questa la novità che giunge nei primi giorni del nuovo anno. 

Stamattina l’assessore regionale alla Sanità Baldo Gucciardi ha illustrato ai sindacati la nuova rete ospedaliera siciliana. Una riunione che si è svolta in assessorato alla Salute. Il nuovo piano rifatto e riveduto sembra accontentare tutti.  (Nella foto, la pagina del nuovo piano regionale della rete ospedaliera con l’inserimento del Giovanni Paolo II)

Del resto, nel prospetto di oggi, rispetto a quello del luglio scorso, crescono ospedali “centrali” e vengono promosse diverse strutture inizialmente indicate inizialmente come “presidi di base”. Una “riclassificazione” che si tradurrà nel mantenimento delle strutture esistenti, compreso, per ciascuna struttura, il pronto soccorso.

Adesso, il Piano redatto dalla Regione deve approdare al Ministero della Salute per l’ok definitivo. L’assessore Baldo Gucciardo è stato di parola e ha mantenuto gli impegni assunti e sollecitati dalla politica locale e dal Comitato civico per la Salute.  Una battaglia condotta per la difesa di una struttura ospedaliera che è punto di riferimento di tantissimi Comuni che vanno oltre la nostra provincia agrigentina, toccando quelle di Trapani e Palermo. 

Considerato anche che la ministra alla Salute è Beatrice Lorenzin di Ncd, che è stata a Sciacca a fine Novembre, c’è tutto l’auspicio che il Piano proposto dall’assessorato regionale alla Salute possa essere approvato definitivamente così per come proposto.

La nuova rete adesso dovrà essere sottoposta all’esame anche della commissione Salute all’Ars. Dopo sarà inviata al Ministero della Sanità guidato da Beatrice Lorenzin e dove è sottosegretario il siciliano Davide Faraone. In quella sede dovrà essere verificato il rispetto dei parametri del più recente decreto ministeriale.

La “struttura” della nuova rete è molto diversa da quella alla quale il Ministero in estate aveva dato una sorta di “nulla osta” chiedendo solo di apportare alcune integrazioni.

Dopo l’ok del Ministero, si avrà il via libera, potranno essere riviste piante organiche e atti aziendali e procedere con i concorsi. 

La nuova rete suddivide gli ospedali gerarchicamente in “hub” (strutture di secondo livello altamente specializzate e integrate), “spoke” (grossi ospedali che dispongono di aree di pronto soccorso di primo livello con funzioni di rianimazione e degenza), presidi di base (sono quelli che mantengono almeno quattro unità operative come i pronto soccorso, la chirurgia generale, la medicina generale e l’ortopedia), ospedali in zone disagiate (dispongono delle strutture base per affrontare le emergenze). Nella nuova rete scompaiono gli “ospedali di comunità” (poco più che ambulatori con la presenza di medici di base, psicologi e infermieri) e spuntano le strutture in zone “ad alto rischio ambientale”.

 

Agrigento, Caltanissetta, Enna

Anche a Caltanissetta spunta un “hub”, una struttura altamente specializzata, quindi, non prevista nella prima versione della rete: è quella che unisce l’ospedale del capoluogo nisseno con quello di San Cataldo. Confermato l’ospedale di Gela come “spoke”, ma da questo, rispetto alla prima versione, vengono separati l’ospedale di Mazzarino che diventa struttura in zona disagiata (insieme a quella di Mussomeli) e Niscemi indicato come ospedale in “zona a rischio ambientale”. Ad Agrigento , insieme allo spoke già individuato in precedenza nel “San Giovanni di Dio” del capoluogo, si aggiunge l’ospedale riunito di Sciacca e Ribera .

Confermati come presidi ospedalieri di base quelli di Canicattì e Licata .

A Enna, l’Umberto I si “stacca” dagli ospedali di Piazza Armerina e Leonforte e sarà l’unico spoke. Le altre due strutture diventeranno rispettivamente ospedale di base (insieme a Nicosia, promosso anche questo) e ospedale “in zona disagiata”.

Palermo e Trapani

Gli “spoke” diventano 18, mentre dai tre “hub”, ossia le strutture di più grande dimensione che dovevano fungere da centri di coordinamento per tutto il bacino, si passa a otto. A cominciare da Palermo. Lì, a luglio, l’unico hub individuato era quello dell’Arnas Civico. Nella rimodulazione ecco spuntare anche Villa Sofia-Cervello e Policlinico di Palermo che copriranno il bacino che comprende anche la provincia di Trapani. Una “promozione” che ovviamente si traduce in possibilità di tenere aperte diverse Unità complesse e di evitare in qualche caso la fusione con altri ospedali dove sarebbe stata impossibile la duplicazione dei reparti e dei primariati. 

Scongiurato poi lo “smantellamento” dell’ospedale Giglio di Cefalù : il Giglio è “promosso” in “spoke”. Nel palermitano restano come “presidi di base” solo gli ospedali di Partinico e Termini Imerese , mentre vengono confermati come presidi in zone disagiate quelli di Corleone e Petralia Sottana.

Diventa “spoke” infatti l’ospedale di Marsala,   che farà quindi compagnia a quello indicato già a luglio e composto dagli “Ospedali riuniti” di Trapani e Salemi. Confermati come ospedali di base quelli di Mazara del Vallo, Castelvetrano e Alcamo. Presidio in zona disagiata resta quello di Pantelleria.

Catania. Dall’unico hub che doveva essere rappresentato dal “Cannizzaro” , si arriva a tre “ospedali centrali”: si aggiungono infatti il Policlinico etneo e il “Garibaldi” , nella prima versione della rete indicati come semplici “spoke”. In questa categoria confermato il “Gravina” di Caltagirone mentre si aggiunge l’ospedale riunito Acireale-Giarre inizialmente indicato come semplice presidio di base. In quest’ultimo gruppo ecco spuntare gli ospedali di Biancavilla e Paternò che quindi scongiureranno la chiusura, mentre la struttura di Militello Val di Catania, inizialmente indicata come “Ospedale di Comunità” (poco più che un ambulatorio) viene “promossa” a ospedale in zona disagiata insieme a quello di Bronte.

Ragusa: all’ospedale “Civile” del capoluogo si aggiunge l’ospedale riunito di Vittoria e Comiso . Inizialmente indicato come presidio di base. Quest’ultimo livello verrà invece ricoperto dall’ospedale di Modica che si unirà però con l’ospedale di Scicli, inizialmente dato come ospedale di Comunità. A Siracusa, invece, all’Umberto I del capoluogo, unico “spoke” nella prima versione della rete, si unisce quello di Avola al quale però si fonde la struttura di Noto, che era stata indicata come semplice ospedale di comunità. Confermato Lentini come ospedale di base, mentre l’ospedale di Augusta diventa una struttura in “zona ad alto rischio ambientale”.

Messina

Anche qui, a differenza della prima versione della rete, spunta una “hub”: è il policlinico della città sullo Stretto. Promossi in “spoke” gli ospedali riuniti Milazzo-Barcellona e l’ospedale di Taormina. Si aggiungono al “Papardo” già individuato in precedenza. Confermati come “presidio di base” invece gli ospedali di Sant’Agata di Militello, Patti e “Pulejo Piemonte”. Tra gli ospedali “in zona disagiata” a quello di Lipari si aggiunge l’ospedale di Mistretta.

 

La nuova rete adesso dovrà essere sottoposta all’esame anche della commissione Salute all’Ars. A quel punto potrà essere inviata al Ministero della Sanità guidato da Beatrice Lorenzin e dove è recentemente approdato il sottosegretario siciliano Davide Faraone. In quella sede dovrà essere verificato il rispetto dei parametri del più recente decreto ministeriale. Anche perché la “struttura” della nuova rete è molto diversa da quella alla quale il Ministero in estate aveva dato una sorta di “nulla osta” chiedendo solo di apportare alcune integrazioni. A quel punto, se finalmente si avrà il via libera, potranno essere riviste piante organiche e atti aziendali e procedere con i concorsi. Annunciati più di due anni fa.

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