Ospedale di Ribera, Nenè Mangiacavallo: “Uscire dalle nebbie della confusione e trovare la soluzione passando dalla Commissione Salute”

RIBERA. Di Filippo Cardinale

La vicenda che ha acceso i riflettori sull’ospedale Fratelli Parlapiano di Ribera è anche ricca di varianti che hanno innescato una reazione a catena di interventi, molti dei quali sono usciti dal binario della concretezza a causa di una giustificata non conoscenza di elementi che, necessariamente, devono, invece, avere la giusta rilevanza. Altrimenti è forte il rischio concreto di mettere sul fuoco un pentolone dentro il quale infilare ingredienti che tra loro cozzano, col risultato di fare un minestrone di confusione. Confusione che, in verità, già volteggia nella cittadina crispina.

In un cielo nuvoloso caratterizzato da interpretazioni superficiali della realtà sanitaria siciliana, Ribera si trova in un guado tra una sponda sulla quale era in agonia la sorte del Fratelli Parlapiano, e l’altra dove poggia, invece, una prospettiva di crescita e di valorizzazione, ma anche di caratterizzazione, finita l’emergenza pandemica. In tale guado, dunque, va compiuto quel passo intelligente, sinergico, prospettico, propositivo, che deve essere scevro da pregiudizi, da campanilismi che sono solo deleteri.

A tal uopo, assume rilevanza la lunga intervista che il collega Massimo D’Antoni, eccellente professionista,  ha sviluppato con lo pneumologo Nenè Mangiacavallo in un servizio della emittente RMK (intervista che alla fine dell’articolo pubblichiamo integralmente).

In questa intervista si compie una salutare attività di chiarezza che è una preziosa piattaforma su cui edificare una seria prospettiva per il Fratelli Parlapiano.  Innanzitutto, l’intervista chiarisce quali sono i limiti invalicabili tra il ruolo di direttore generale dell’Asp di Agrigento e quello delle istituzioni che legiferano. Nell’adempiere il suo ruolo, il commissario Mario Zappia non può prescindere dal rispetto assoluto della legislazione e delle norme, siano esse promanate dallo Stato o dalla Regione.

Lo pneumologo Nenè Mangiacavallo ricorda lo stato di agonia in cui versava l’ospedale di Ribera, motivo per cui egli, giustamente, afferma che “la decisione della politica di adeguare la struttura ospedaliera di Ribera a centro Covid è stata saggia, utile ed opportuna. Anche perché nel territorio provinciale, Ribera diventa il punto di riferimento per l’assistenza specialistica per pazienti Covid”. Una scelta che Mangiacavallo sottolinea rappresentare “se non una garanzia al 100%, una garanzia seria che l’ospedale di Ribera possa continuare ad esistere in futuro, in funzione anche con le direttive della normativa che istituisce la nuova rete ospedaliera siciliana”.

Tuttavia, è proprio nel mezzo del guado che sono emerse talune criticità dovute proprio al passaggio dal “vecchio” ospedale al nuovo”. Mangiacavallo si riferisce alla chiusura “del pronto soccorso che di fatto esisteva ma che era stato depennato da due decreti dell’assessorato regionale alla Salute”, ma anche “alla, seppure temporanea, sospensione di alcuni reparti quali la chirurgia che fino a qualche tempo fa assicurava alcuni livelli di assistenza”.

Per Mangiacavallo l’obiettivo è “salvaguardare l’ospedale ma anche quello di chiedere un livello di assistenza sanitaria per le emergenze che sia degno di questo nome”.

Mangiacavallo ripercorre a ritroso la storia recente delle nuove disposizioni legislative in materia di ottimizzazione e razionalizzazione del sistema sanitario, con particolare riferimento alle strutture ospedaliere. “A seguito di un decreto ministeriale, la Regione siciliana, prima con un decreto del 2017 e poi con un secondo del 2019, ha dovuto sopprimere il Pronto Soccorso del Fratelli Parlapiano perché non possedeva i requisiti essenziali previsti proprio dal medesimo decreto ministeriale. Uno di questi è il numero minimo di accessi annuali al Pronto Soccorso che non deve essere inferiore a 25.000; ma vi sono altri limiti afferenti l’esistenza di alcuni reparti essenziali”.

Lo scoppio della pandemia crea serie ripercussioni nelle strutture ospedaliere dove è difficile la coesistenza tra un Pronto Soccorso Covid e non. Tra l’altro, Mangiacavallo afferma che ancora oggi, il Fratelli Parlapiano “manca di Pronto Soccorso Covid”. In verità le cose stanno così e si attende il via libera dall’assessorato regionale alla Salute”. Questo passaggio è importante e, certamente, creerà le basi per una possibilità di sposare le esigenze del territorio che richiede di un primo livello di assistenza d’emergenza.

La non attivazione del Pronto Soccorso Covid al Fratelli Parlapiano, evidenzia Mangiacavallo, “crea oggettivi e indiscutibili disagi non solo per il bacino d’utenza che faceva riferimento a Ribera, ma appesantisce a dismisura il Pronto Soccorso del Giovanni Paolo II”.  E’ utile ricordare che Sciacca e Ribera sono un’unica entità ospedaliera che insieme costituiscono gli “Ospedali Civili Riuniti di Sciacca e Ribera”.

Una soluzione occorre individuarla. Soluzione che non dipende dal commissario straordinario dell’Asp di Agrigento, Mario Zappia, sul quale vengono, per disinformazione, scaricate colpe. “Mario Zappia-rimarca Nenè Mangiacavallo- nell’arco di pochi mesi è riuscito, partendo da sotto zero, a portare a compimento un adeguamento a Covid del Fratelli Parlapiano. Un merito che si deve riconoscere e che esalta la disponibilità e il pragmatismo di Zappia”.

La soluzione è politica e un ruolo importante assume la Commissione Salute dell’Assemblea regionale siciliana e la deputazione agrigentina. “La Commissione Salute dell’Ars, presieduta dal deputato Margherita La Rocca Ruvolo, e i parlamentari agrigentini, hanno un ruolo determinante. Attraverso una mozione di indirizzo approvata all’unanimità, come è accaduto per Castelvetrano, può impegnare il Governo regionale a dipanare la matassa con una soluzione che veste il profilo dell’atto amministrativo”. Insomma, Zappia non è un legislatore e non può far di testa sua, ma se arriva un dispositivo dal Governo regionale la storia cambia.

Dunque, la Commissione Salute, attraverso l’impegno della politica, può, e deve, individuare quella soluzione capace di “creare una struttura faccia riferimento al Dipartimento di Emergenza e Assistenza dell’ospedale di Sciacca e che sia in grado di rispondere alle esigenze del territori, al di là della denominazione di Pronto Soccorso o no”.

L’adeguamento strutturale e impiantistico del Fratelli Parlapiano “ha fatto si che l’ospedale adesso dispone di attrezzature specialistiche di altissimo livello e di tecnologia avanzata che pochi ospedali in Italia possiedono”, evidenzia Nenè Mangiacavallo che ha avuto modo di constatare direttamente l’attrezzatura sia in rianimazione che in sub intensiva.

Per Mangiacavallo, dunque, sulla scorta dell’adeguamento del Fratelli Parlapiano, “passata l’emergenza pandemica bisogna guardare al prossimo futuro con intelligenza e lungimiranza, guardando anche a ciò che in Sicilia è insufficiente alla domanda di assistenza sanitaria per patologie che richiedono la rianimazione respiratorie. Penso alla istituzione di una Unità di terapia di rianimazione respiratoria che in Sicilia si trovano solo a Palermo, Catania e Messina e non possono soddisfare le richieste dei pazienti”.

Insomma, un Fratelli Parlapiano che veda non solo la riattivazione della chirurgia per interventi che non richiedono alta specializzazione, ma la caratterizzazione nell’ambito della rianimazione respiratoria e pneumologica.

E’ necessario, anche sulla scorta della confusione che si è generata, scindere il decreto Balduzzi dal decreto Lorenzin. Sono due decreti differenti. Il primo, ed è il danno che la pandemia ha fatto emergere, è più mirato al taglio della spesa sanitaria, fatto in modo deleterio. Il secondo, invece, è mirato agli standard qualitativi ma include anche altri interessanti articoli all’interno dei quali è possibile trovare una soluzione per il Fratelli Parlapiano. Una soluzione di rilancio e di caratterizzazione.

Qui di seguito l’intervista integrale di Massimo D’Antoni (RMK) allo pneumologo Nenè Mangiacavallo.