Ospedale Covid Ribera, verso l’attivazione in tre fasi. Nostro reportage (fotogallery)

RIBERA. Sono trascorsi 64 giorni da quando l’Asp di Agrigento ha consegnato i lavori al raggruppamento di imprese Grippi Impianti e Elcal per l’adeguamento strutturale e impiantistico dei locali da adibire a Covid. La progettazione e la direzione dei lavori è a cura della Mpower, ing. Edoardo Boscarino, mentre il Rup è l’ing. Alessandro Dinolfo.

L’inizio dei lavori è avvenuto il 5 novembre scorso con una data contrattuale di consegna al 5 dicembre. Il nostro reportage fotografico effettuato su tutto il primo piano (destinato a Covid) del Fratelli Parlapiano rappresenta la situazione al 12 gennaio.

Vi è subito da evidenziare che sulla creazione del profilo Covid della struttura ospedaliera di Ribera sono state rilasciate dichiarazioni spesso ardite. Quasi un totoapertura dove il mondo della politica, specie locale, ha lasciato ampio spazio a scadenze che non trovavano riscontro con la realtà. Certamente dovuto al fatto che in molti non avevano idea del solco profondo tra immaginazione e realtà. Si è trattato, per lo più, di una passerella orale  chi si intestasse la primogenitura dell’apertura, vizietto che la nostra classe politica stenta a dismettere.

E’ giusto precisare che due fasi ben distinte vanno separate. La prima riguarda la progettazione e il bando di gara che è di competenza dell’Asp di Agrigento. La seconda è la fornitura delle attrezzature la cui competenza è della Regione che, ovviamente, ha uno spettro di azione per tutta la Sicilia e per le strutture ospedaliere Covid che sono state indicate con decreto dell’assessore regionale alla Salute.

A sua volta, le forniture e la loro consegna dipendono dalla disponibilità delle ditte costruttrici. In un periodo di emergenza sanitaria che riguarda l’Italia, e il mondo, è risultato problematico rispettare una tabella di marcia. I tempi non sono quelli dell’ordinaria amministrazione.  Detto questo, va anche sottolineato chiaramente che l’epidemia è scoppiata un anno fa. Molti mesi sono passati tra la prima e la seconda ondata (in pieno svolgimento) e il periodo trascorso non sempre è stato fruttuoso.

Nella nostra zona, la Regione ha nominato un commissario straordinario per l’emergenza Covid per gli ospedali riuniti di Sciacca e di Ribera. Dunque, un commissario specifico e con pieni poteri per affrontare l’emergenza sanitaria e predisporre adeguatamente le due strutture ospedaliere. Affrontare l’emergenza Covid con vesti straordinarie non intendeva significare di predisporre apposita segnaletica o approntare qualche accorgimento per la separazione dei percorsi tra “puliti” e “sporchi”.

Tra lo scemare della prima ondata e il formarsi della seconda, ancora più virulenta, è trascorso del tempo prezioso nel quale la struttura ospedaliera destinata a Covid, il Fratelli Parlapiano di Ribera, è rimasta simile alla caverna della famiglia  Flintstones.

Il 5 agosto scorso, arriva dalla Regione la nomina a commissario straordinario dell’Asp di Agrigento Mario Zappia. Nel contempo, il mandato commissariale straordinario per l’emergenza Covid degli ospedali di Sciacca e Ribera volge alla scadenza e non viene rinnovato. Il commissario Zappia, dunque, prende le redini apicali dell’intera competenza dell’Asp, sia per l’emergenza Covid che per la normale gestione della sanità agrigentina.

In piena estate, comincia il totoapertura per dare vita alla struttura Covid del Fratelli Parlapiano. La politica dà sfogo a pronostici diventati come i sondaggi elettorali: non si azzeccano. Si creano illusioni alle quali succedono delusioni. Addirittura, c’è chi immagina che nulla si farà.

L’arrivo di Zappia segna, però, un solco ben preciso. Intanto, è un manager che vive il territorio tanto da destinare un giorno alla settimana in perenne visita alle due strutture di Sciacca e Ribera. Si rende conto che deve trasformare un ospedale che non c’è in una struttura Covid con proiezione a Reparto di Malattie Infettive.

La verità inconfutabile è che sarebbe convenuto costruire una nuova struttura a fianco dell’edificio attuale anziché adeguare l’esistente. Tra l’altro, le difficoltà sono sorte perché all’interno dell’ospedale c’è anche la Fondazione Maugeri. Il reparto Covid del Fratelli Parlapiano è diventato tutto il primo piano. Tra l’ala sud e quella nord insisteva la Fondazione Maugeri che si estendeva da est a ovest.

Bisognava, inoltre, dismettere tutto il primo piano dove erano collocate le sale operatorie. Un lavoro immane che ha richiesto costi maggiori e tempi superiori per i lavori. La prima fase dall’inizio dei lavori (5 novembre) ha riguardato proprio la dismissione dell’intero primo piano e lo smaltimento degli scarti edili. In tale contesto, non meno importante è che la Maugeri ha lasciato le due ali solo lo scorso 9 gennaio. Dunque, una serie di ostacoli e imprevisti hanno di fatto sconvolto la tabella di marcia dei lavori.

Fatta questa necessaria premessa per meglio comprendere la realtà dei fatti, è giunto il momento di passare alla fase di questi giorni.

Innanzitutto, il primo piano Covid viene diviso in tre settori: l’ordinaria degenza, la subintensiva e l’intensiva. Uno degli aspetti più importanti dell’impiantistica che rende sicuro un reparto di malattie infettive, si chiami Covid o altra patologia contagiosa, è la UTA, cioè quella complessa unità di trattamento dell’aria. Un sistema di areazione, ricambio e purificazione dell’aria che circola all’interno della struttura sanitaria che garantisce la massima sicurezza. E’ il cuore pulsante del sistema di un reparto infettivo. Quello che vi era fino a qualche settimana fa potrebbe apparire come un sistema di ventilazione più adatto alla suindicata caverna dei Flintstones. Non solo inadeguato, obsoleto, ma anche incompleto. Si, si fermava ad un determinato punto e non serviva l’intero edificio. Un itinerario che ci ricorda il romanzo di Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli.

Il nostro reportage fotografico rappresenta le tre zone del reparto Covid: la degenza ordinaria, la subintensiva, l’intensiva.

Questa la cronologia dell’attivazione delle tre zone Covid.

DEGENZA ORDINARIA. Come abbiamo scritto, essa è allocata nei locali che fino a sabato scorso erano occupati dalla Fondazione Maugeri, cioè le ali est e ovest dell’edificio. L’intervento in tale zona è stato principalmente di bonifica e di tintura delle pareti. La degenza ordinaria è pronta alla fruizione entro una settimana. Può ospitare fino a 40 pazienti. L’apertura di tale degenza servirà ad alleggerire anche l’ospedale di Sciacca e, comunque, è già in stato di preallerta qualora la Regione avesse bisogni di posti di ordinaria degenza.

DEGENZA SUBINTENSIVA. Occupa la parte dove prima erano allocati gli ambulatori di endoscopia. Le stanze per ospitare 10 pazienti sono complete. Ogni stanza ha propri servizi igienici. Si è nella fase della tinteggiatura, fase già avanzata. In tale zona non vi sono particolari ostacoli, i lavori sono in fase di ultimazione e la fruizione è a tempi brevissimi.  La subintensiva, cronologicamente, verrà attivata dopo la degenza ordinaria. Si attendono le forniture gran parte delle quali già in consegna.

TERAPIA INTENSIVA. E’ di tutta evidenza come tale area sia la più delicata in quanto in essa trovano ricovero i casi con la patologia Covid più grave. L’area ha bisogno di particolari accorgimenti. Dalla sala monitoraggio- dove confluiscono tutti i dati clinici relativi ai soggetti connessi con le specifiche attrezzature (ventilatori polmonari etc)- ai posti letto adeguatamente attrezzati  con le relative attrezzature, all’ambulatorio chirurgico (simile ad una piccola sala operatoria). La terapia intensiva sarà l’ultima ad essere attivata. E’ tutta cablata, si attendono i pensili per completare con il controsoffitto. La possibilità che possa essere completata entro febbraio c’è, si lavora senza risparmio di energie e tempo. Ovviamente, agli sforzi prettamente edili e di impiantistica devono seguire quelli della Regione che ha, come abbiamo scritto, il compito di fornire le attrezzature.

Per tutte e tre le zone, l’impiantistica è stata installata. Le tre zone sono cablate utilizzando cavi di ultima generazione.

Nel reportage fotografico è agevole comprendere come dall’ospedale che non c’era, adesso c’è una struttura perfettamente in linea con i protocolli Covid. Ma è qui che la politica deve scendere in campo. L’ospedale Covid di Ribera non può ultimare la sua funzione strettamente al virus che ha colpito il mondo. Gli investimenti effettuati sulla struttura ospedaliera di Ribera trovano la loro vera essenza se il Fratelli Parlapiano diventa, dopo l’emergenza partita dalla Cina, un eccellente riferimento per le Malattie Infettive.

Filippo Cardinale