OGGI GIORNATA UNESCO IN RICORDO DELL’ABOLIZIONE DELLA SCHIAVITU’
Oggi giornata internazionale Unesco dedicata al ricordo della tratta negriera ed all’abolizione della schiavitù.
“Abbiamo dovuto aspettare fino al 2011 perché la comunità internazionale riconoscesse la tratta degli schiavi come un crimine contro l’umanità – dice il presidente del Club Unesco di Sciacca Lorenzo Salvagio – è paradossale che la sensibilità collettiva internazionale abbia maturato questa decisione solo sette anni fa.
Fu proprio nella notte fra il 22 ed il 23 agosto del 1791 che scoppiò a Santo Domingo una grande rivolta degli schiavi che scosse il sistema schiavista ed avviò concretamente il processo di abolizione della tratta negriera transatlantica. Fino ad allora tutte le rivolte nella storia della schiavitù furono soffocate nel sangue.
Dopo l’insurrezione del 23 agosto si arrivò, nel 1804, all’indipendenza di quei territori che presero il nome di Haiti e dove tutti i cittadini ebbero uguali diritti e doveri.
In Africa, in Senegal, vicino Dakar, c’è l’isola di Gorèe. Qui confluivano tutti gli schiavi neri catturati nell’Africa centrale. E da qui partivano le navi negriere cariche di esseri umani incatenati e trattati come bestie da lavoro. Quelli che sopravvivevano al terribile viaggio erano destinati ad una vita di lavoro e senza dignità. Alcuni erano destinati addirittura ad essere accoppiati per essere usati come riproduttori di schiavi: venivano selezionati, al pari degli animali, per diventare stalloni e fattrici.
L’isola di Gorèe è stata proclamata dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità perché è il simbolo mondiale della tratta degli schiavi. Proprio qui, San Giovanni Paolo II, nel 1992, chiese perdono all’umanità nera per l’egoismo e la cattiveria esercitata su di essa, per tanti secoli, dall’altra parte dell’umanità.
Ancora oggi molti disperati scappano da molti paesi africani in cui le condizioni di vita sono terribili e muoiono attraversando il Mediterraneo. Certe volte nei paesi in cui riescono ad arrivare vengono sfruttati e ridotti quasi in schiavitù, sia per il bisogno di lavorare e sia per evitare di essere rimpatriati.