Ma cosa prevede davvero la normativa? Chi è obbligato a sottoscrivere una polizza? E cosa rischia chi non si adegua? In questo articolo facciamo chiarezza sulle nuove regole, sulle coperture minime richieste e sulle sanzioni previste per chi resta scoperto. Normativa dell’obbligo assicurazione eventi catastrofali: ecco cosa sapere e perché sottoscrivere online una polizza rischi catastrofali.
In un Paese dove ormai ogni stagione porta con sé la minaccia di eventi meteorologici sempre più violenti, l’assicurazione non è più solo uno strumento di tutela: è una leva strategica per garantire la continuità del business. A partire dal 2025, questa consapevolezza entra ufficialmente anche nel perimetro normativo. La legge di bilancio 2024 ha infatti introdotto l’obbligo, per le imprese italiane, di stipulare una polizza assicurativa contro i rischi catastrofali. Un passaggio epocale, che riflette la crescente urgenza di affrontare i danni legati a fenomeni come terremoti, alluvioni, frane e inondazioni non più come fatalità, ma come variabili strutturali con cui convivere. L’obbligo riguarda tutte le imprese con sede in Italia o una stabile organizzazione sul territorio nazionale, con un’esclusione significativa: quella delle imprese agricole, già coperte da un fondo mutualistico nazionale istituito nel 2022. Anche le aziende con immobili abusivi sono escluse, poiché non assicurabili dalle compagnie. Originariamente previsto per il 31 marzo 2025, il termine è stato rimodulato con un decreto approvato dal Consiglio dei Ministri il 28 marzo: per le grandi imprese resta valido il termine di aprile, ma con una finestra di 90 giorni senza sanzioni effettive, mentre per le medie imprese l’obbligo slitta al 1° ottobre e per piccole e microimprese al 1° gennaio 2026.
Cosa implica, nella pratica, questo obbligo? Le imprese dovranno stipulare una copertura che protegga terreni e fabbricati, impianti e macchinari, attrezzature industriali e commerciali da eventi quali terremoti, frane, alluvioni, inondazioni ed esondazioni. È lasciata libertà nella scelta della compagnia e delle condizioni contrattuali, purché siano rispettati i requisiti minimi fissati dalla legge. Alcune imprese, in realtà, una polizza ce l’hanno già: per loro si tratterà di verificarne l’adeguatezza alla nuova normativa entro i termini stabiliti. Un punto chiave riguarda le conseguenze del mancato rispetto dell’obbligo. Non sono previste sanzioni pecuniarie, ma le imprese inadempienti rischiano di essere escluse da contributi o agevolazioni pubbliche, anche in caso di calamità naturali. In pratica, potrebbero ritrovarsi senza rete di protezione, né pubblica né privata, proprio nel momento del bisogno. È una misura che, più che punire, vuole orientare. Perché se è vero che l’Italia è tra i Paesi europei più colpiti dai danni del meteo estremo – con una stima di 134 miliardi di euro di perdite tra il 1980 e il 2023 – è altrettanto vero che solo il 4% di queste perdite era coperto da assicurazione. Un dato che fotografa il ritardo culturale nel percepire l’assicurazione come strumento di gestione del rischio e non come un costo superfluo.
Nel 2024, secondo l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, si sono verificati 351 eventi meteo estremi in Italia, quasi uno al giorno. Un numero impressionante, che racconta meglio di qualunque teoria la necessità di un cambio di passo. L’obbligo di polizza non è solo una norma da rispettare: è un invito a riconoscere che la protezione dei beni aziendali passa anche attraverso strumenti assicurativi moderni, flessibili e adeguati al nostro tempo. In questo scenario, essere assicurati significa essere preparati. E oggi, più che mai, essere preparati fa la differenza tra subire un danno e riuscire a ripartire.
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