“Nuova Iside” fu speronata. Scattano tre arresti
PPALERMO. Custodia cautelare per Gioacchino Costagliola, 46 anni, Giuseppe Caratozzolo, di 27, rispettivamente comandante e terzo ufficiale della nave petroliera Vulcanello, e di Raffaele Brullo, di 75, armatore della società Augusta Due, per l’affondamento del peschereccio Nuova Iside, la notte del 12 maggio 2020 ed in seguito al quale sono morti i tre membri dell’equipaggio, Vito, Matteo e Giuseppe Lo Iacono, i pescatori di Terrasini. I tre arrestati rispondono a vario titolo di naufragio, favoreggiamento e frode processuale nell’inchiest a che aveva già portato a cinque indagati. Una misura cautelare è stata disposta anche per il timoniere Mihai Jorascu, romeno di 54.
“A seguito dello speronamento è derivato l’affondamento del peschereccio e la morte dei componenti l’equipaggio. In seguito all’impatto, sebbene il personale (in plancia) abbia avuto contezza di anomalie nulla è stato fatto per accertare cosa fosse successo, nessun segnale di allarme è stato inviato: la petroliera ha proseguito la propria rotta”, scrive il Gip.
La collisione tra la petroliera e il peschereccio avvenne tra le 23.03 e le 23.04 del 12 maggio, a 123 miglia a nord di Capo San Vito. Il Gip scrive: “è riconducibile al comportamento negligente e imprudente, in violazione del regolamento Internazionale per prevenire gli abbordi in mare e delle procedure di bordo, del personale di plancia”.
Inoltre c’è anche la grave omissione di controllo: “Le impostazioni del radar e la disattivazione degli allarmi inducono a ritenere che il Comandante o non abbia fatto alcun accesso alla plancia di comando fin dall’imbrunire o che – annota il giudice – vi abbia svolto un controllo del tutto superficiale”.
Dopo l’impatto con il «Nuova Iside», la petroliera «Vulcanello» venne ridipinta per cancellare le tracce di quanto accaduto. “Quell’altra minchiata che lui ci ha fatto fare ripitturare la nave… lasciamo perdere va… ora loro vogliono sapere con quel fatto che hanno ripitturato la nave… ora va a finire che sono state nascoste le prove …”. È un tratto di una intercettazione telefonica inserita nell’ordinanza in cui il Gip di Palermo accogliendo le tesi della procura ha disposto l’arresto dell’ufficiale, del comandante e dell’armatore sulla scorta dei gravi indizi di colpevolezza emersi durante le indagini.
“Dall’esame cinematico della nave Vulcanello/M -si legge nel provvedimento emesso dal gip Annalisa Tesoriere – si ricava che questa non ha operato alcuna modificazione delle proprie rotta e velocità, precedentemente impostate, e che non ha compiuto alcuna manovra evasiva volta a evitare la collisione con il target/bersaglio (il Nuova Iside, nd r ) segnalato che, sebbene non identificato, era chiaramente visibile al radar almeno 24 minuti prima della potenziale collisione”.
I reati contestati sono omicidio colposo e omissione di assistenza a navi o persone in pericolo mentre all’armatore vengono contestati la frode processuale e il favoreggiamento. Brullo nella fattispecie – secondo il gip “mutava artificiosamente lo stato dei luoghi e in particolare dell’opera morta dello scafo, disponendone la sovrapitturazione”.
A bordo del peschereccio c’erano tre membri dell’equipaggio, tutti morti: il comandante Matteo Lo Iacono, il figlio Vito e il cugino Giuseppe. Il peschereccio fu ritrovato il 19 giugno, dalla Marina militare, a 1360 metri di profondità, a 30 miglia dalla costa palermitana.