“NUOVA CUPOLA”: ESTORTE TANTE ATTIVITA’ AGRIGENTINE. STAMATTINA ARRESTATO STEFANO ALESSANDRO RIZZO, SFUGGITO AL BLITZ
L’inchiesta è culminata con la retata di 54 presunti mafiosi della nuova organizzazione agrigentina parte dal 2010.
A dare il via l’intelligente lavoro dei poliziotti del Commissariato di Porto Empedocle, agli ordini del vice questore aggiunto Cesare Castelli, e agli agenti della Squadra Mobile di Agrigento, guidata allora da Alfonso Iadevaia.
Da un vasto giro di spaccio di sostanze stupefacenti tra Agrigento e Porto Empedocle, gli investigatori accertarono che dietro al business della droga ci stava di più.
Alcuni sospettati, infatti, parlavano di estorsioni, intimidazioni e minacce. L’inchiesta “Nuova Cupola”, culminata ieri mattina con il fermo di 54 persone, tra boss, capi famiglia e picciotti delle cosche agrigentine, è un “libro” aperto.
Nelle oltre 1000 pagine dell’ordinanza è chiaro il disegno criminoso del nuovo clan. Tutti dovevano pagare, e chi si rifiutava subiva danni alla propria attività lavorativa, che servivano a spegnere le ultime resistenze.
I più attivi erano Francesco Ribisi e Giovanni Tarallo.I due si sarebbero serviti di alcuni uomini di loro fiducia: Gaetano Licata, Pietro Capraro, Vincenzo Capraro, Luca Cosentino e Natale Bianchi.
Obiettivo principale sarebbe stato quello di imporre il pizzo, ma anche il personale, per ottenere il controllo totale del mercato degli autotrasporti tra Porto Empedocle e Lampedusa. In particolare avrebbero imposto l’assunzione presso una ditta di trasporti degli stessi Gaetano Licata, Pietro e Vincenzo Capraro, non risparmiando richieste di soldi, e minacciando in caso di rifiuto di ricorrere a danneggiamenti e furti.
Altre aziende di trasporti si sarebbero sottomesse ai voleri del clan. Il gruppo che fa capo a Francesco Ribisi, spesso per convincere la vittima di turno a versare il pizzo, ricorreva all’uso delle armi.
Tra le ditte taglieggiate la sala giochi Aster, la gelateria Le Cuspidi, il ristorante Capriccio di mare a San Leone; la ditta Mnr trasporti di Lampedusa, la ditta trasporti Forza di Villaseta e Asec di Giuseppe e Roberto De Francisci, la Trans.Co. srl, la Ge. An costruzioni di Ventimiglia di Sicilia, la ditta di Liborio Tuttolomondo di Agrigento, il ristorante-bar Il Molo di San Leone; le ditte Sicily food e Mancuso Gelati, la ditta di abbigliamento di Yen Hi, l’esercisio commerciale Regina di Agrigento, i supermercati, sei punti vendita, di Giovanni Farruggia a Raffadali, la Estro spa, il supermercato Gr Market – Conad, la cooperativa Edile Vna e la ditta di Giuseppe Militello, la Brucceri edilizia srl, la Azzurra costruzioni, la Novagest Conad supermercati, la Mosedil e la Perna ecologica srl, la ditta Nobile Giuseppe e figli, Autotrasporti colonna, la concessionaria Fiat Si. Bo., supermercato Pick up, Alta moda di Gioacchino Cimino.
Intanto, stamattina è stato arrestato Stefano Alessandro Rizzo, 36 anni, di Santa Elisabetta, sfuggito ieri alla cattura nell’ambito dell’inchiesta antimafia Nuova cupola, che ha portato in carcere una cinquantina di persone ritenute appartenenti alla famiglia mafiosa della Provincia di Agrigento. Rizzo è stato trovato a casa dai poliziotti dove ha avuto notificato il provvedimento di fermo ed è stato subito dopo portato nel carcere Petrusa di Agrigento. Al sambettese viene contestata l’appartenenza alla cosca mafiosa capeggiata da Giovanni Tarallo. In particolare, scrivono i pubblici ministeri che hanno disposto il fermo, Rizzo avrebbe accompagnato Tarallo e Gerlando Fragapane ad incontri di vertice, dei summit di mafia, con esponenti della famiglia di Cosa nostra di Ventimiglia di Sicilia mettendo anche a disposizione un’autovettura. Adesso rimane da catturare una sola persona: Antonio Orlando, 61 anni, di Baucina.