“Non ci mancherete”
SCIACCA. Cominciamo col dire che bisogna stare attenti a non fraintendere il titolo del nostro articolo. Non significa che la presenza dei 24 consiglieri comunali ora costretti a fare le valigie non era utile o che non sono stati in grado di assolvere il loro compito. Diciamo che ci hanno provato, ognuno con le proprie competenze e le proprie possibilità. Hanno avuto poche chance, ma hanno fatto poco per distinguersi e poi si sono eliminati da soli.
Gli “attenti osservatori” della politica cittadina hanno sempre detto che si trattava di un consiglio comunale qualitativamente al di sotto della sufficienza. Ma forse perchè loro, gli “osservatori attenti”, non erano in grado di fare valutazioni complete visto che senza dirette tv i consiglieri all’opera li hanno visti e sentiti in pochi.
L’opinione pubblica e la gente comune non hanno invece quasi mai avuto la possibilità di seguirli, anche loro per la gravissima assenza delle dirette televisive. Non avrebbero “bucato lo schermo”, come si dice in gergo, ma almeno avrebbero avuto un minimo di visibilità. Niente, nemmeno questo. Non hanno avuto il tempo e nemmeno gli strumenti. E non hanno fatto nulla, a parte i tentativi più o meno riusciti di un presenzialismo esagerato sui social, per familiarizzare con i cittadini.
La città li ha seguiti in tv, radio e siti on line attraverso una serie interminabili di comunicati stampa: i primi 12 mesi una sfilza di interrogazioni quasi tutte identiche a quelle dei precedenti cinque anni di amministrazione, ma a parti invertite (alcune sono ancora nei cassetti in attesa di un esame), il resto del periodo per una serie di scaramucce politiche fatte da lunghissimi e articolati comunicati stampa. Botte e risposte, repliche e controrepliche che il più delle volte facevano riferimento a lunghe, accese e futili polemiche maturate durante quei lavori consiliari che pochi volenterosi avevano visto in una diretta web tecnicamente scadente.
La stampa il giorno dopo i lavori consiliari doveva rielaborare, decifrare e poi raccontare ai telespettatori cioè che era accaduto. Una cronaca che poco interessava a quei saccensi ignari e anche annoiati di fronte ad una politica litigiosa e spesso lontana da ciò che accadeva fuori dalle mura del palazzo.
Hanno cercato di rappresentare i cittadini, ma si sono anche loro infilati in quel buco nero che è parte integrante della tipica cultura saccense dei “Luna e Perollo”.
Mentre il resto della provincia ci snobba e non teme più di perdere la leadership, mentre Palermo non capisce che questa terra con le Terme e il turismo può offrire molto all’intera isola, la città ora si interroga sul futuro.
E’ il momento di convincersi che per costruire una classe dirigente autorevole e rappresentativa occorre cominciare dalla base, puntando sul dinamismo dei giovani e sulle loro qualità, e non sul numero di consensi ottenuti in una campagna elettorale.