Non ci fu danno erariale, assolti 6 dirigenti dell’IACP
AGRIGENTO. «Non è emerso che il mancato utilizzo dei proventi da alienazioni per gli interventi di manutenzione straordinaria abbia provocato un deprezzamento o un deterioramento del patrimonio immobiliare».
I giudici della sezione giurisdizionale della Corte dei conti hanno assolto l’ex direttore generale dell’Iacp Ulisse Sajeva, il dirigente di allora del servizio finanziario Salvatore Cacciatore e quattro componenti del collegio sindacale: Giovanni Antonio Catalano, Maria Rita Lo Iacono, Giovanni Patti e Riccardo Lauricella. Ai sei imputati (difesi dagli avvocati Girolamo Rubino, Francesco Buscaglia, Giuseppe Geremia, Danika La Loggia, Alberto Cutaia, Rosario De Marco Capizzi) si contestava un danno erariale complessivo di oltre 4 milioni di euro perché avrebbero avallato, o comunque omesso di vigilare, sulla presunta distrazione di alcune somme (i proventi derivanti dalla vendita di alloggi popolari) dal loro vincolo di destinazione originario, ossia programmi di realizzazione o di acquisto di nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica e di manutenzione straordinaria del patrimonio immobiliare esistente dell’I.A.C.P..
Quelle risorse finanziarie, di proprietà dell’ente, secondo la Procura regionale, sarebbero state utilizzate per una destinazione non consentita, ovvero il pagamento delle spese correnti come stipendi del personale e tasse. Per Sajeva e Cacciatore era stata chiesta la condanna al pagamento di quote individuali di 1.630.252 euro ciascuno; per Catalano, Lo Iacono, Patti e Lauricella, componenti del collegio sindacale era stato chiesto un «conto» di 203.781,50 ciascuno. I giudici, a conclusione del procedimento, hanno invece assolto tutti gli imputati ritenendo che non avessero provocato alcun danno erariale. Gli avvocati Rubino e De Marco Capizzi, difensori di Patti, Catalano e Lauricella, avevano anche evidenziato come, nel caso di specie, trovasse applicazione la normativa che prevedeva che i fondi ricavati dalla vendita degli alloggi dovessero essere destinati prioritariamente al «ripiano del deficit finanziario degli istituti autonomi case popolari». Secondo il collegio di giudici presieduto da Guido Carlino «l’affermazione del danno avrebbe richiesto la dimostrazione della diminuzione del valore degli immobili oggetto della mancata ristrutturazione»