Il dualismo Di Paola-Bono finisce col bon ton

Il “dualismo” tra Fabrizio Di Paola e Calogero Bono è terminato con stile. I due, più volte, si sono parlati senza remore. Ma alla fine il candidato doveva essere uno solo. In tale contesto la responsabilità “morale” è da imputare a chi ha prodotto illusioni anzitempo. Non è il caso di analizzare i profili dei due consiglieri comunali. Ambedue hanno dimostrato capacità e di ottemperare bene il ruolo ricevuto dal mandato popolare.

Il ruolo di sindaco della seconda città della provincia agrigentina assume un rilievo importante. Non è più il tempo di considerarlo come un hobby. L’esperienza è maestra, e il saggio dice che perseverare nell’errore è diabolico. L’opposizione ha presentato un ventaglio di risorse certamente di profilo interessante. Vantando un’età media davvero giovanile, il tempo offrirà l’occasione per meglio valorizzare tali risorse.

Adesso il compito è un’altro. E’ il tempo del programma. Questa città ha bisogno di essere presa per mano e guidata con determinazione. E mentre in Europa, in Italia, il tempo delle vacche grasse è finito, anche a Sciacca bisogna entrare nella mentalità sobria, dando priorità ai temi urgenti, tralasciando quelli effimeri. Un buon programma deve mettere alla base assolutamente un cambio di cultura. In tale ottica il sindaco deve essere finalmente libero di scegliere la sua squadra. Una squadra capace e che senza tentennamenti realizzi quel programma di cui la città ha urgente bisogno.

Oggi i candidati a sindaco sono tre: Fabrizio Di Paola, Enzo Guirrei per Sinistra, Ecologia e Libertà, Pippo Turco per Italia dei Valori.

Pd, Fli, Mpa, e Api sono alla ricerca di un nome. Finora non è emerso nulla, se non la tentazione di ambiti strettamenti familiari.

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