NOI GIORNALISTI ACCANTO AI SINDACI AGRIGENTINI, “EMARGINATI” DALLE SCELTE SANITARIE CHE RIGUARDANO LA COMUNITA’
EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE
Noi del Corriere di Sciacca, come del resto tutti i colleghi, siamo impegnati da settimane in un lavoro costante e senza orario alla ricerca di notizie certe, attendibili, sull’emergenza che sta caratterizzando il periodo del maledetto coronavirus.
Un lavoro che spesso trova un muro di gomma nell’istituzione preposta, per competenza in materia sanitaria, l’Asp di Agrigento. Non facciamo la corsa “numerica” alla ricerca del nuovo soggetto, purtroppo, contagiato dal terribile virus. Sarebbe una mera pratica ragionieristica. Il nostro lavoro è altro, è informare correttamente, senza veli calati dalle istituzioni, lettori, i cittadini, l’intera comunità. La comunità non è quella che si obbliga alla clausura nelle mure domestiche, è anche partecipazione e informazione delle scelte che le istituzioni compiono.
Se è vero che siamo tutti nella stessa barca, se è vero che la guerra si vince insieme, tuttavia il silenzio, la ritrosìa dell’Asp di Agrigento sconfessa tale sforzo di tutta la comunità.
Nell’informare i cittadini, garantendo notizie fondate, verificate e certe, c’è tutto il nostro lavoro di “cani da guardia”. Un lavoro senza sosta e frenetico. Un lavoro che serve per informare i cittadini, ma anche i sindaci. Si, anche loro, purtroppo emarginati nel silenzio cupo che trova il parto già nell’assessorato regionale alla Salute. Sembra quasi che ci sia un metodo cinese che imponga il silenzio. Ma anche un’imposizione al silenzio per cui gli operatori sanitari, impegnati senza risparmio e sotto rischio costante, sembrerebbero costretti al segreto di Stato.
Il nostro lavoro ci è stato riconosciuto nella lettera firmata da tutti i sindaci di Agrigento inviata al Presidente della Repubblica: “noi Sindaci apprendiamo ormai dalla stampa le notizie che riguardano i nostri Comuni e i nostri cittadini”.
Noi del Corriere di Sciacca, e siamo convinti che lo siano tutti i colleghi, siamo vicini ai sindaci, tutti, nell’unirci alla loro richiesta di essere coinvolti nelle scelte che riguardano la sanità e la salute dei cittadini. Lo siamo per davvero accanto a loro, lo siamo perché si trovano in trincea e senza armi. Lo siamo perché, come a loro, anche a noi “non interessano le passerelle e le medaglie. Non ci interessano i proclami e le apparenti rassicurazioni” dei politici, alcuni dei quali “spariti” dal territorio.
Siamo vicini a tutti i sindaci agrigentini perché per legge a loro “spetta il diritto-dovere di esprimere i bisogni socio-sanitari delle comunità amministrate, di promuovere le attività socio-sanitarie e socio-assistenziali in forma integrata e coordinata e di concorrere alla verifica del raggiungimento dei risultati di salute”.
Siamo vicini a loro perché insieme loro vogliano “risposte chiare” e vogliano “essere coinvolti nelle decisioni da prendere allorché queste abbiano ricadute sui nostri cittadini e, in particolare, sulla tutela della salute dei nostri cittadini”. Siamo vicini a loro, perché noi abbiamo il diritto sancito dalla Costituzione di garantire l’informazione, la cronaca.
Siamo vicini a tutti i sindaci agrigentini perché anche noi vogliamo “che vengano individuate altre strutture da adibire esclusivamente all’osservazione ed alla cura dei pazienti Covid-19, per escludere qualsivoglia possibilità di contaminazione e per garantire la sicurezza dei pazienti non Covid-19”.
Siamo vicini a tutti i sindaci perché se “su questa barca ci siamo tutti”, allora “non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme. Nessuno si salva da solo”.
E anche noi, accanto ai sindaci agrigentini, coralmente diciamo: basta.