Nel Pd siciliano è guerra sul congresso regionale. Catanzaro tra i 16 contro Barbagallo. A Sciacca il sindaco in antitesi col deputato saccense
Si litiga sempre all’interno del Pd e attualmente il fronte aperto riguarda il congresso regionale e la lotta tra primarie e tesserati
PALERMO- Sedici esponenti del partito, tra cui il deputato saccense Michele Catanzaro, chiedono di bloccare la convocazione dell’assemblea fissata per l’11 gennaio. Un fronte di guerra aperto per fronteggiare la linea del segretario regionale Anthony Barbagallo che teme lo strumento delle primarie, tanto caro al Pd, almeno quello di un tempo. Il documento, firmato dai 16 esponenti del Pd siciliano, è indirizzato a Barbagallo, al responsabile organizzativo Igor Taruffi e alla commissione nazionale di garanzia del partito. Primo firmatario è il deputato regionale Giovanni Burtone, insieme a lui ci sono 15 esponenti di punta del Pd, a partire dall’eurodeputato Giuseppe Lupo e dalla deputata nazionale Anna Maria Furlan. Tra i nomi non si scorgono quelli di Antonello Cracolici e di Nello Dipasquale, ma l’elenco dei deputati dell’Ars è lungo, a partire dal capogruppo Michele Catanzaro. Seguono Fabio Venezia, Ersilia Saverino, Tiziano Spada, Calogero Leanza e Mario Giambona. E ancora, tra i firmatari anche volti noti del Pd, come Teresa Piccione, Antonio Rubino, Pietro Bartolo, Domenico Venuti, Eleonora Sciortino, Marco Guerriero e Felice Calabrò. Nel documento si evidenzia la nullità della convocazione dell’assemblea regionale del prossimo 11 gennaio, “ovvero la sua irregolarità ed irritualità, in quanto contraria alle norme statutarie del partito, considerato che, a norma appunto dello statuto in vigore, l’assemblea non può essere convocata dal segretario regionale. Invero, è statuito ed a tutti ben noto che l’assemblea deve essere convocata dal presidente del partito o, nelle more dell’elezione dello stesso, dalla commissione per il congresso”. Inoltre contestano che nella convocazione firmata dal segretario Barbagallo “non è stata inserita l’elezione del presidente dell’assemblea all’ordine del giorno” e la bozza del regolamento congressuale proposta “è in netto contrasto sia con lo statuto del partito democratico siciliano che, per l’appunto, con il deliberato della commissione nazionale di garanzia del 23 dicembre 2024”. Si contesta duramente al segretario regionale la mancata previsione delle primarie aperte agli elettori per la scelta del segretario. Lo statuto del Pd siciliano contempla il voto aperto agli elettori da circa 15 anni e per qualsiasi modifica la competenza è dell’assemblea regionale. “Da sempre -dice Fabio Venezia – i congressi regionali in Sicilia si sono celebrati con le primarie e lo statuto regionale attualmente in vigore, come specificato dalla Commissione Nazionale di Garanzia lo scorso 23 dicembre, le prevede”. A Sciacca, intanto, dietro le dichiarazioni di circostanza rilasciate dal deputato Michele Catanzaro e dal segretario provinciale Simone Di Paola, da qualche giorno nominato assessore per “obbedienza” al partito, c’è una lotta che si vuol mascherare. Inutilmente. L’ultimo giorno utile per tesserarsi al Pd è stato il 31 dicembre. Guarda caso, il sindaco Fabio Termine e io suo gruppo, si sono tesserati al partito. Il movimento civico da loro generato (che doveva cambiare il sistema politico saccense) è alla deriva. Il sindaco e il suo gruppo ha aderito alla corrente opposta a quella di Catanzaro, il quale rischia grosso nel suo territorio. C’è “il vecchio” Pd che ha ripreso fiato e vuole mettere di lato Catanzaro e i suoi.