Nata in Sicilia e tornata su un barcone dalla Tunisia, ricorso contro l’espatrio
“La fattispecie concreta in cui si trova la giovanissima Sarah non è disciplinata da alcuna norma, perciò va risolta col buon senso. Questa ragazza è nata a Catania, in questa città ha lasciato la mamma e tre fratelli solo perché rapita dal padre. La madre l’ha aspettata per anni, tentando invano, purtroppo, tutte le strade per farla tornare già da minorenne. Ha tentato innumerevoli volte di ricongiungersi alla amata madre, ma le macchinazioni burocratiche del nostro Ordinamento gliel’hanno sempre impedito”.
Lo scrive l’avvocato Giuseppe Lipera, nelle note depositate al Tribunale civile di Catania davanti al quale il 19 settembre si terrà l’udienza per il ricorso contro il provvedimento del Giudice di pace di che si è dichiarato incompetente per territorio a decidere sul decreto di espatrio emesso dal Questore di Trapani nei confronti di una ventenne nata in Sicilia da genitori tunisini. La giovane era tornata nell’isola, su un barcone approdato a Pantelleria, per raggiungere la madre che era rimasta a Catania. A presiedere l’udienza della prima sezione civile del Tribunale sarà il giudice Rosario Maria Cupri. “La giovane Sarah – spiega il penalista nelle note – è stata costretta a raggiungere Catania, la mamma e i fratellini, con un gommone, dopo un viaggio di quattordici ore, per colpa della burocrazia del nostro Paese. Adesso è finalmente tornata a casa propria, con la sua mamma e i suoi fratelli: né politica né diritto possono permettersi di dire che Sarah non sia in casa propria!”.
Nelle note, in maniera preliminare, l’avvocato Lipera contesta un passaggio della memoria presentata dall’Avvocatura dello Stato per conto della Questura di Trapani in cui si afferma, ricostruisce il penalista nell’atto depositato, “è bene, però, subito fugare ogni dubbio in relazione alle farneticanti elucubrazioni – dal valore più politico che giuridico – sulla cittadinanza della ragazza”. Per il legale la frase è “assolutamente offensiva e ingiuriosa oltre che errata, inappropriata per un atto difensivo e del tutto superflua” e ne chiede “l’immediata cancellazione dagli atti di causa”, riservandosi di “di ricorrere alle Autorità competenti al riguardo”.