MONTEVAGO. Proseguono a pieno ritmo dei Percorsi Visivi, il museo open air che sta nascendo tra i ruderi del vecchio centro di Montevago grazie all’iniziativa dell’associazione culturale “La Smania Addosso” ed il patrocinio del Comune di Montevago, della Presidenza dell’ARS e dell’Assessorato al Turismo Sport e Spettacolo della Regione Siciliana.
Percorsi Visivi è un museo a cielo aperto nel quale saranno proposte attività come visite scolastiche, momenti di confronto culturale, eventi artistici, musicali e gastronomici. Uno spazio museale urbano ma anche un tour tra i ruderi del centro belicino che ha lo scopo di far rivivere i luoghi del passato attraverso un linguaggio narrativo contemporaneo, riconvertendoli al contempo in locations ospitanti nuove forme espressive.I ruderi e le architetture dell’antico centro diventano infatti supporti naturali per l’installazione di opere d’arte, elementi di un Museo contemporaneo a cielo aperto visitabile tutto l’anno e in continuo divenire.
È in corso infatti in queste ore un lavoro certosino di ripulitura delle architetture e degli spazi interessati volto a riportare alla luce, percorsi, aree un tempo vissute, gli antichi pavimenti coperti da strati di terra e materiale edile e ruderi che ospiteranno le istallazioni destinate alle opere d’arte ed agli spazi concettuali del percorso.
E mentre proseguono in lavori in vista dell’inaugurazione in programma per la prima decade di gennaio 2021, si conoscono i primi nomi degli artisti che realizzeranno le opere da posizionare nel nuovo Museo di Percorsi Visivi, lungo il percorso.
Tra i primi ad essere presente con la realizzazione di tre murales sarà LIGAMA.
Classe 86, Salvo Ligama è nato a Caltagirone e ha studiato a Catania dove è iniziata la sua carriera artistica. Studente brillante dell’Accademia di Belle Arti, diventa presto assistente alla Cattedra di Incisione che lascia nel 2015 per dedicarsi esclusivamente alla pittura dopo avere ottenuto diversi riconoscimenti e premi. Dopo anni di ricerca sulle tecniche di stampa, prosegue nel suo percorso artistico indagando i pixel quali elementi che compongono l’immagine virtuale. Ne dipinge i meccanismi di composizione e dissoluzione e in quello stesso anno debutta con la sua prima personale Bit prima a Bologna e poi a Dignano (Croazia). La sua pittura si sviluppa in studio e nello spazio; nel 2016 realizza le prime opere pubbliche tra Catania, Palermo e Roma. Prende parte all’Emergence Festival di Giardini Naxos, all’Amt Project a Catania, compie un’opera permanente all’interno del Palazzo della Cultura di Catania e tre pale d’altare nella Chiesa del Crocifisso nella sua Caltagirone. Prosegue negli anni successivi con interventi di grande scala come quelli al Palacongressi di Agrigento, all’interno dei Sette cortili di Farm Cultural Park, sull’intera superficie di un imponente ecomostro sequestrato alla mafia in provincia di Trapani. Nel 2019 prende parte ad Abstracta (Palazzo Trigona Noto, Galleria Edieuropa Roma), mostra che riunisce i più importanti Street Artist del panorama italiano; Fondazione Matera Capitale della Cultura Europea gli commissiona un’opera pubblica in città ed è tra gli artisti di Countless Cities, La Biennale delle Città curata da Farm Cultural Park. Nello stesso anno è invitato dall’Istituto Italiano di Cultura a Mosca per Artika Festival e dal Macro (Museo Arte Contemporanea Roma) per una residenza nel progetto Macro Asilo.
Il suo lavoro più conosciuto è ULM che lo vede manipolare il paesaggio rurale siciliano trasferendo nuove informazioni sui ruderi: registrazioni audio rielaborate in colori che lo costringono ad accostamenti inediti secondo la palette fornita dall’algoritmo.
I pixel diventano mobili e macro e i colori vengono messi in equilibrio con il territorio che gli appartiene e che riscatta davanti agli occhi del viaggiatore costringendolo a fermarsi e guardare. Questo lavoro è una sorta di meditazione artistica per Ligama che dopo essere arrivato all’essenza dell’immagine virtuale, riparte dalle basi della nostra cultura figurativa. Dal 2019 i colori convivono con reperti d’arte classica che, come i ruderi, compaiono all’improvviso. Questo nuovo momento si chiama Noblesse Oblige e caratterizza la sua attuale produzione sia privata che pubblica, in Italia e all’estero. Fino alla prossime evoluzione che Ligama rappresenterà proprio a Montevago.
Pscal Catherine e le sue “Finestre sul territorio”. l secondo artista Pascal, nato a Pont Douilly, nella regione denominata Svizzera Normanna, ha iniziato a dipingere giovanissimo senza mai fermarsi e senza mai smettere di sperimentare nuove tecniche e nuove forme ed espressioni artistiche. Ama disegnare e dipingere il multiforme paesaggio siciliano, sia rurale e roccioso, sia marino, soprattutto le scogliere, sia scorci urbani insoliti e peculiarissime nature morte.
Pascal Catherine da tempo trapiantato in Sicilia a Montevago, pur mantenendo un impianto eminentemente fotografico, è finalmente riuscito ad insufflare nei suoi paesaggi una congrua dose di calore- colore, in grado di restituire la dolce asprezza della natura insulare. Ecco, allora, i morbidi declivi verdeggiare fra macule violacee di fiori (in “Sulla”) o inaridirsi (in “Contrada due aie”) in distese di stoppie appena interrotte da qualche ulivo.
“Mi piace il paesaggio siciliano perché è profondo – ha dichiarato – e perché si compone di tante e particolari macchie di colore e, come nella musica moderna, di dissonanze. In Sicilia, ci sono piante che non si distruggono da un anno all’altro, rimangono gli steli spogli o con le spine e hanno un calore come se fossero morti, vanno sul viola, sul giallo e, confrontati ai colori della primavera, creano delle forti dissonanze. E questo mi piace.”
Nel percorso sarà possibile ammirare alcune sue opere che saranno installate all’interno delle finestre dei vecchi palazzo, insomma una sorta di finestra sul territorio belicino.
Con estrema soddisfazione lo staff organizzativo annuncia anche la partecipazione di un’artista di fama internazionale, il Maestro BRUNO D’ARCEVIA. Pittore marchigiano, massimo esponente del neomanierismo creato negli Anni Ottanta dallo studioso e critico d’arte Giuseppe Gatt, in opposizione alla Transavanguardia, fu scoperto da quest’ultimo che lo individuò quale artista dallo stile perfetto per impersonare totalmente la sua Nuova Maniera Italiana.
Quello di Arcevia si rivelò ben presto un successo clamoroso, internazionale, scandito da mostre nelle maggiori città europee e americane, ruolo di protagonista acclamato della Quadriennale di Roma e l’apprezzamento della stampa specializzata. La sua arte approda in Sicilia quando viene scelto dall’Unesco, nel 2013, per realizzare nel catino absidale della Cattedrale di Noto un grande affresco a tematica religiosa: il Cristo Pantocratore. Quest’opera, terminata nel luglio 2013, avrà l’imponente dimensione di circa 200 metri quadrati e gli varrà da parte di Vittorio Sgarbi l’appellativo di “ultimo Michelangelo”. Il Maestro Bruno D’Arcevia, ha aderito all’iniziativa Percorsi Visivi e ritornerà per l’occasione in Sicilia mettendo a disposizione del progetto alcune opere da esporre.