MONTENEGRO: “SDEGNO E CORAGGIO FIGLI DELLA SPERANZA”
Il testo del messaggio di Natale dell’Arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro.
“E’ difficile associare la parola “auguri” alla situazione in cui versa la nostra terra di Sicilia e le migliaia di famiglie che la abitano. Le statistiche sono impietose e ce ne accorgiamo tutti senza bisogno di essere esperti del settore: la disoccupazione giovanile che supera il 50%, interi paesi che si spopolano per via dell’emigrazione, la crisi di settori che potrebbero darci qualche possibilità di crescita e poi il dilagare della droga, la corruzione, la mafia con i suoi mille tentacoli che bloccano e uccidono, la povertà che costringe tanti a vivere in condizioni poco umane, etc…: davanti a questo scenario ha ancora senso farsi gli auguri di un buon Natale?
Abbiamo il dovere di chiedercelo per evitare che celebrazioni e riti, usanze e manifestazioni di vario tipo risultino prive di significato. Da credente accetto la sfida e provo a riconoscere che sono diverse le ragioni che mi spingono ad augurare a tutti un “vero” Natale. In particolare, c’è un motivo che vorrei in poche battute richiamare facendolo diventare il mio personale augurio ed è il valore della speranza.
Ogni anno facciamo memoria viva della scelta che ha fatto Dio di diventare uno di noi, vero uomo, abbracciando pienamente la nostra storia e mostrandosi solidale con noi in tutto tranne che nel peccato. A Dio è piaciuto comportarsi in questo modo e ha scelto questa strada (per nulla comoda!) per dirci tutto il suo amore. La via dell’Incarnazione lo ha condotto a nascere in una grotta, a vivere nel silenzio per tanti anni, a mettersi accanto a tante persone provate dalla malattia, dal disagio, dalla morte, dal peccato e a conoscere – alla fine dei suoi giorni – l’esperienza vergognosa della morte in croce. Il giorno di Natale ci mettiamo davanti questo modo di comportarsi di Dio e ne facciamo motivo di celebrazione.
Questo è Natale! E questa verità che merita di essere collocata davanti a tutto e prima di tutto è la ragione per la quale siamo invitati a riprendere la speranza e a farne motivo di augurio. Sapere che Dio, nel suo Figlio Gesù si è immerso pienamente nella povertà e nella puzza di una stalla, si è messo in cammino per scampare il pericolo del potente e arrogante Erode, si è cimentato a fare i lavori più umili in un villaggio sperduto della Galilea e poi si è messo accanto agli ultimi per annunciare che Dio era in mezzo a loro… sapere questo vuol dire farsi abitare dalla speranza e trovare le ragioni per rimboccarsi le maniche perché Dio è dalla nostra parte.
Forse non sarebbe sbagliato associare la parola “Natale” a quella della “speranza”; celebrare il Natale significa svuotare ogni pericolosa solitudine e spezzare ogni logica di fallimento perché Dio è nostro alleato, è per noi, ci capisce e vuole mettersi accanto a noi per lottare a favore della nostra dignità, per darci coraggio davanti a scelte che ci costano, per uscire da strade sbagliate nelle quali ci siamo immersi in preda alla disperazione. Dio non si vergogna di noi, anzi! È venuto per i malati e non per i sani. Per i malati di speranza, per i mutilati di bellezza, per gli storpi di coraggio.
E se per caso ci troviamo in situazioni che ci bloccano o ci fanno sentire in difetto perché abbiamo pensato di gettare la spugna siamo proprio quelli adatti a festeggiare il Natale: Dio è venuto proprio per noi! Insieme a Lui, che ha deciso di stare sempre insieme a noi, abbiamo il dovere di rimetterci in piedi per affrontare nel migliore dei modi l’arte della vita in questa stagione così complessa. Con Lui dentro possiamo tentare di risanare qualche frattura che si è creata nelle nostre famiglie, possiamo rialzare la testa davanti a chi ci vuole rendere schiavi e affermare con coraggio la nostra dignità, possiamo allontanare prassi sbagliate, dipendenze che uccidono e impoveriscono, abitudini che ci fanno male (dal gioco d’azzardo alle scommesse), possiamo dare vita a forme di solidarietà che aiutano chi è rimasto indietro riconoscendo nel povero, nell’immigrato o nell’ammalato un fratello… Con Lui dentro la speranza sarà il vero motore della nostra vita e difficilmente ci fermeremo davanti ai tanti ostacoli che incontreremo.
Allora sarà Natale! Allora potremo dire di aver trascorso un “vero” Natale, perché Dio non si è fatto uomo per intasare di luci o di pranzi infiniti un solo giorno; Dio ha preso la nostra carne perché ogni giorno imparassimo a fare i conti con questa presenza e da essa sostenuti affrontassimo a testa alta la vita. S. Agostino scriveva: “La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle”. Che in questo Natale la speranza e i suoi splendidi “figli” trovino spazio nelle nostre case. Auguri.