Mizzica… che confusione. E il Pd è fermo al guado. Le fibrillazioni della sinistra che governa

Il clima politico, dopo un biennio di stasi, di oblio, è tornato a risentire di sintomi di malessere. Un malessere che interessa i due schieramenti, opposizione e maggioranza

SCIACCA- Se Atene piange, Sparta non ride. Le due città greche hanno appreso bene e a caro prezzo l’effetto delle continue guerre. La morale, come insegna la sanguinosa rivalità, è che qualora una delle due si trovi in una situazione difficile l’altra non ha vita più facile. La sostanza si estende, nella nostra attualità, ai rapporti politici della nostra città. Città incorniciata, storia docet, dalla medievale lotta tra le famiglie deli Luna e dei Perollo. Siamo all’inizio del terzo anno dell’amministrazione Fabio Termine. Due anni sono trascorsi e la primavera prossima giungerà alla boa del terzo anno compiuto. E’ questo un lasso di tempo nel quale un’amministrazione comunale prende il largo con una visione della città che vada oltre l’ordinaria amministrazione, oppure rimane ormeggiata in porto senza, cioè, imprimere quella svolta annunciata ma ancora rimasta nel libro dei sogni. La scorsa elezione, grazie ad una legge elettorale scriteriata, ha partorito l’amministrazione Termine penalizzata dalla mancanza di una maggioranza in Consiglio comunale. La coalizione Termine, che ha vinto al ballottaggio, ha avuto eletti 7 consiglieri, mentre chi è andato all’opposizione conta ben 17 consiglieri. Una situazione che perimetra la Giunta comunale in spazi angusti che non le permettono neanche di garantirsi il numero legale per lo svolgimento delle sedute consiliari. Oggi, il quadro politico si caratterizza per un “matrimonio” non felice tra Pd e Mizzica, mentre c’è l’opposizione (che numericamente è maggioranza) che soffre del solito malessere: la disarmonia tra la varie componenti.

La coalizione elettorale Mizzica-Pd

Anche se la città ha una memoria cortissima, forse qualcuno ricorderà la costante e durissima opposizione dell’unico consigliere di Mizzica, Fabio Termine (attuale sindaco) al sindaco della scorsa stagione amministrativa, Francesca Valenti. Termine si caratterizzava per la costante litania del fallimento del progetto Valenti. Giunge il 2022, anno delle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale e del nuovo sindaco. Il Pd porta un retaggio dell’amministrazione Valenti considerato non positivo. Ha difficoltà a riproporre un proprio sindaco, dopo una sindacatura a forte marcatura monocolore Pd (come si fa a dimenticare il famoso azzeramento? La furiosa lite con i cusumaniani?), e cede al richiamo di Mizzica che non offre alternative alla candidatura di Termine, il quale pone un veto assoluto a riferimenti di personaggi dell’esperienza amministrativa Valenti. Il Pd immagina di aver costruito il cavallo di Troia per entrare nella stanza del potere e addolcire la vera anima del movimento Mizzica. La realtà che, invece, emerge è diversa e l’effetto cavallo di Troia si infrange. Il Pd, in buona sostanza, cade esso stesso nella trappola di Mizzica, convinto di poter confrontarsi con i canoni della politica, le sue regole, i suoi passaggi. Mizzica è un movimento che, per sua composizione anagrafica, ha archiviato il rituale della politica. Rituale che, invece, rimane sempre il sale della stessa politica. C’è un particolare di rilievo che ha il Pd di Sciacca. E’ la presenza del deputato regionale saccense Michele Catanzaro che riveste anche un ruolo importante nel Parlamento siciliano: capogruppo del Pd. E’ stato lo stesso deputato, in una intervista ai colleghi di Rmk, a sollecitare una maggiore sinergia tra Pd e Mizzica nell’ambito dell’amministrazione comunale e nel rapporto tra i due schieramenti. Catanzaro fa emergere che le due parti non si siedono attorno allo stesso tavolo da due anni. Quanto fatto emergere dal deputato Michele Catanzaro è di forte rilievo. Lo è per i motivi citati e per il ruolo che Catanzaro riveste. L’intesa Pd-Mizzica viaggia su un filo sottile. L’onorevole Catanzaro, per la sua esperienza politica e per la sua cultura moderata assimilata dalla scuola democristiana, sa bene quanto questo filo sia sottile e pronto a spezzarsi. Invoca il sindaco Fabio Termine ad un cambio di passo, ma non può pressare più di tanto il piede sull’acceleratore. Ma sa anche che uno stallo che dura due anni non può essere alimentato ancora. Da qui l’esigenza di una svolta nell’efficacia di governo della città. Il Pd ha ben compreso che con Mizzica è difficile usare i canoni della politica. Stasi che, a mio avviso, seguiterà fino a quando il sindaco Fabio Termine non espliciti cosa voglia fare da grande, cioè disegnare quel percorso politico dopo la fine della sindacatura. Il sindaco ha di fatto congelato la vita politica e amministrativa, trascinando nello stallo anche il Pd. Per l’onorevole Catanzaro il compito non è facile. Ma corre il rischio di spalmare sul Pd riflessi negativi. Sta a lui trovare la soluzione, valutando i riflessi positivi e negativi. Una cosa è certa, Catanzaro non può permettersi il lusso di stare fermo sulla riva del fiume.

Centrodestra

Se la coalizione Termine piange, il centrodestra non ride. Porta con sé le solite caratteristiche, quelle della poca sinergia tra le componenti, le visioni personali di prospettive. In Consiglio comunale ha numeri che non permettono all’amministrazione di muoversi in autonomia. Ma è costretta ad approvare gli atti importanti perchè interessano la collettività. Del resto, il ruolo del Consiglio comunale è fortemente ridotto. La vicenda della mozione di sfiducia avanzata dai due consiglieri indipendenti Blò e Brucculeri è la rappresentazione plastica che nell’opposizione c’è una carenza di dialogo, di coordinazione. Ma anche di strategia. La mozione di sfiducia è un passaggio di grande delicatezza e richiede una condivisione che deve seguire passaggi politici rilevanti e necessari. Non è un sasso gettato nello stagno per vedere muovere qualche piccolo cerchio. Richiede una valutazione attenta e un a tempistica ragionevole. Sulla mozione di sfiducia proprio il centrodestra ha offerto una lezione che racchiudeva tutta la difficoltà nel mettere d’accordo lo schieramento politico. L’esito è noto a tutti. Andarono a casa e lasciarono in sella la Valenti, obiettivo della loro mozione di sfiducia. Il centrodestra soffre di eccessive aspirazioni, di poca coordinazione, di capacità di offrire una nuova visione. La scorsa elezione è stata la dimostrazione di un manuale delle cose da non fare. Il centrodestra le ha fatte e le ha pagate.