MATTEO SCALIA: “NON CONDIVIDO LA FRETTA CHE HA AVUTO PACE NELLA SURROGA DI CORTESE”

Durante le elezioni comunali del 2010, assieme ad Antonio Sgrò, nominato poi assessore dal sindaco Carmelo Pace, è stato il promotore della lista Alleanza per Ribera e l’Autonomia Democratici e Riformisti. In quella lista furono eletti i consiglieri comunali Giovanni Di Caro e Alfonso Catanzaro. E’ Matteo Scalia . Lo abbiamo intervistato a distanza di due anni e qualche mese da quelle elezioni e alla luce degli ultimi avvenimenti che hanno visto protagonista proprio l’assessore Antonio Sgrò.

Matteo Scalia: cosa ne pensa del discusso documento dell’Api e delle annunciate dimissioni dell’assessore Antonio Sgrò? “Voglio innanzitutto fare una premessa: non condivido la fretta che ha avuto il mio migliore amico Antonio nell’annunciare questa sua decisione, per due ordini di motivi. Primo perché rischia di dare, in un momento così caldo della campagna elettorale, argomenti che nulla hanno a che vedere con le elezioni regionali rischiando di coinvolgere in questa polemica l’Amministrazione comunale e il Sindaco; secondo perché annunciare le dimissioni, chiedere al Sindaco di essere autonomo rispetto ai partiti e produrre un documento di partito che chiede al Sindaco di riunire i partiti stessi, è una contraddizione”.

Analizziamo il primo punto

“Il quadro politico che oggi conosciamo fra un mese non sarà più lo stesso né per quanto riguarda la regione né a livello nazionale: dei partiti che partecipano a questa competizione regionale ne rimarranno solo tre, Pd, Udc e Pdl, perché faranno una legge elettorale e metteranno uno sbarramento nazionale al 4% e uno regionale al 6%. Considerato questo, l’Api, che non ha partecipato alle amministrative comunali del 2010 e che non ha indicato Antonio Sgrò assessore (ricordo che è stato nominato dal sindaco Pace) non sarà presente neanche alla prossima competizione nazionale. Prima era nel terzo polo, ma adesso con l’onorevole Tabacci partecipa alle primarie del centro sinistra e siccome non supererà lo sbarramento elettorale, Rutelli e i suoi amici di partito dovranno confluire di nuovo nel Pd”.

Quindi?

“Quindi si danno argomenti contingenti a forze politiche che fra un mese ragionevolmente non saranno più presenti con le attuali sigle in campagna elettorale”.

Secondo lei, in merito alla richiesta dell’Api, il Sindaco dovrà riunire i partiti?

“No. Non solo non deve riunire i partiti per i motivi di cui sopra, ma deve continuare nella sua azione amministrativa”.

E secondo lei come dovrà comportarsi in merito alle dimissioni “congelate” di Sgrò?

“Stando alle dichiarazioni di Antonio Sgrò il Sindaco deve mantenere una posizione autonoma rispetto ai partiti, ed io sono d’accordo. Ma siccome tra le dichiarazioni di Antonio e il documento dell’Api ci sono nette e sostanziali differenze, il Sindaco secondo me deve respingere le dimissioni di Antonio, anche in considerazione che la nomina di Antonio è stata fatta dal Sindaco stesso in autonomia e quando l’Api ancora non c’era. Voglio sottolineare che il consigliere eletto nella lista da noi promossa, che non ha aderito all’Api (Giovanni Di Caro, ndr) è del mio stesso parere”.

Mi scusi: ma lei ha aderito all’Api?

“Io non ho aderito all’Api e se devo entrare nel Pd non ho bisogno di andarci tramite l’Api”.

Avvicendamento dell’assessore Cortese con l’assessore Vaccaro: qual è il suo parere?

“È una scelta opinabile, che sicuramente si poteva gestire meglio e che sta servendo da pretesto a molti per sollevare polemiche. Ricordo però che chi oggi fa polemica, quando in passato si è trovato ad affrontare situazioni simili o peggiori di privilegio, è rimasto in silenzio”.

A quali situazioni si riferisce?

“Se non ricordo male in una campagna elettorale recente, padri che avevano superato le quattro legislature hanno indicato le figlie come deputate; segretari nazionali di partito hanno candidato le mogli al Senato; assessori comunali, provinciali e regionali hanno assunto le mogli; deputati nazionali e regionali hanno avuto le mogli come segretarie particolari e se non le hanno nominate direttamente le hanno incrociate con le mogli di altri colleghi deputati. Ci sono stati poi consiglieri comunali che hanno spinto a far nominare assessori i propri soci”.

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