Matteo Messina Denaro e i 2 chilometri e 100 metri di misteri tra i covi ritrovati

CAMPOBELLO DI MAZARA- Al setaccio il paese di Matteo Messina Denaro. Dopo l’arresto, si è aperta la caccia per sgominare la profonda ed estesa rete di protezione fatta di persone che hanno protetto il superlatitante. Per gli investigatori inizia una nuova fase, o una fase nella quale vi sono elementi che consentono di guardare oltre la ricerca del mafioso che ha latitato con estrema facilità. Ci sono tanti elementi che aprono nuove piste e portare l’assalto al fortino di Matteo Messina Denaro.

Sono in corso attività di perquisizioni a tappeto. Una sorta di domino nel quale un pezzo fa cadere un altro. Il triangolo d’oro che è il mandamento dell’ex superlatitante. Tra le perquisizioni di ieri c’è anche l’abitazione dell’ex avvocato Antonio Messina, in via Selinunte nella vicina Castelvetrano. Abitazione posta di fronte a quella di Salvatore Messina Denaro, fratello del boss. Perquisita anche l’abitazione estiva di Messina Denaro, a Torretta Granitola. I nomi trovati nell’appartamento di via Cb 31 hanno contribuito a dare forza al setaccio dei luoghi.

Ma torniamo a quel perimetro ristretto in cui Matteo Messina Denaro ha nuotato con estrema facilità, muovendosi come un libero cittadino che percorre a piedi due chilometri e 100 metri. Questo il perimetro in cui Matteo Messina Denaro sguazzava senza difficoltà.
In 25 minuti a piedi, nel dedalo delle stradine di Campobello di Mazara, Matteo Messina Denaro avrebbe potuto, e probabilmente lo ha fatto, coprire l’intero percorso per spostarsi da un rifugio all’altro. Via Cb31, via Maggiore Toselli, via Cusmano, via San Giovanni, sono le strade dove Messina Denaro viveva e si muoveva. E dove probabilmente conservava il denaro che gli garantiva una vita agiata. Forse nella camera blindata dove alcune scatole sono state trovate vuote al momento della perquisizione? E dove custodiva carte e documenti diversi da quelli trovati in via Cb31.
Il quadro investigativo è in continua evoluzione e, certamente, altri elementi emergeranno. Investigazioni alla ricerca dei covi e della rete dei fiancheggiatori che hanno reso possibile una latitanza così lunga. L’autista Luppino sarebbe “custode di segreti e prove che farebbe certamente sparire se lasciato libero”, ed infatti si trova in carcere.
Filippo Cardinale