MAFIA, SEQUESTRO BENI A BOSS DI CANICATTI’

I militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Agrigento hanno eseguito, nei confronti del boss agrigentino Calogero Di Caro  classe 1946, un decreto di sequestro cautelare preventivo nell’ambito di un procedimento in materia di misure di prevenzione . Il provvedimento è stato emesso nello scorso mese di luglio nei confronti del Di Caro dal Tribunale di Agrigento – Sezione II Penale, a firma di Luisa Turco, su proposta avanzata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Palermo, a seguito dell’esecuzione di indagini patrimoniali disposti dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo – II Sezione misure di Prevenzione, iniziate nel 2009 e concluse nel 2011.

I 5 beni immobili sequestrati, quattro appartamenti ed un magazzino del valore complessivo di 1.300.000 euro circa, tutti situati a Canicattì, erano stati acquistati nel lontano 1985 da Liliana Maria Pia Ninotta , moglie del boss, al prezzo dichiarato di 125 milioni di lire.

L’analitica e precisa ricostruzione dei flussi finanziari operata a suo tempo dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della città dei templi ha consentito di collocare tale acquisto nell’ambito di un arco temporale che vedeva, da un lato, le condizioni di sproporzione tra il valore dei beni acquistati rispetto alla capacità reddituale del nucleo familiare del Di Caro e, dall’altro, la figura dello stesso Di Caro aumentare progressivamente di importanza in seno a cosa nostra agrigentina, tanto da diventarne – subentrando nel ruolo allo zio Giuseppe Di Caro ucciso nel 1991 – reggente in ambito provinciale.

Per gli investigatori, Calogero Di Caro è considerato figura di primo piano in cosa nostra Agrigentina, avendo egli stabilito contatti dagli anni ’80 con esponenti di spicco della consorteria mafiosa operante nell’ambito della provincia agrigentina, nonché in ambito regionale, come è dato rilevare dalle due sentenze di condanna per il reato di cui all’art.416 bis, entrambe passate in giudicato e risalenti, rispettivamente, al 1997 ed al 2008.

La fase cautelare del sequestro degli immobili è stata portata a termine dai militari del Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Agrigento che, ai sensi della vigente normativa antimafia vi hanno apposto i sigilli. Le unità immobiliari confiscate sono state , quindi, affidate ad un amministratore giudiziario già nominato dallo stesso Tribunale di Agrigento all’atto dell’emissione della misura cautelare.

Si tratta dell’ultima applicazione di misura di prevenzione antimafia a Canicattì, dopo quella che, quasi esattamente un anno fa, aveva portato gli stessi finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Agrigento a sequestrare beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per un valore complessivo pari a euro 7.500.000, riconducibili al nucleo familiare dell’altrettanto noto Calogero Di Gioia. 

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