MAFIA, SCARCERAZIONI ECCELLENTI: ENTRO L’ANNO FINISCONO DI SCONTARE LA PENA LEO SUTERA E GIUSEPPE CAPIZZI
Recentemente è stato scarcerato anche Calogero Lombardozzi. La Dia: “Potrebbero portare nuovi equlibri in Cosa Nostra agrigentina”
I primi a lanciare l’allarme l’anno scorso sono stati gli investigatori della Direzione investigativa antimafia: alcune scarcerazioni “eccellenti” potrebbero portare nuovi equilibri in Cosa nostra agrigentina. L’anno passato diversi boss e uomini d’onore di primo piano della mafia agrigentina, ma anche picciotti al servizio dei clan, hanno lasciato il carcere per fine pena. Ora da altre Forze di polizia arrivano segnali di preoccupazione.
A fine estate sarà rimesso in libertà il sessantacinquenne sambucese Leo Sutera, ritenuto il boss della Valle del Belice, condannato a atre anni di reclusione al processo “Nuova Cupola” in continuazione con il processo “Cupola”. Ha da poco finito di scontare la pena. Non torna subito libero perché deve scontare altri tre mesi per una condanna diventata definitiva per minacce ai carabinieri. Considerato il capomafia della provincia di Agrigento, Leo Sutera sarebbe stato il successore del campobellese Giuseppe Falsone.
Il sambucese è l’uomo che dà del tu al superlatitante di Cosa nostra Matteo Messina Denaro, e che come rivelano i pentiti “sta nel cuore del boss di Castelvetrano”, e la sua cattura ha fatto litigare Procura di Palermo, Procura di Trapani e Ros dei carabinieri.
Altri “pezzi da novanta della mafia agrigentina”, infatti, torneranno liberi entro l’anno in corso. Tra questi,spicca il nome dell’imprenditore riberese Giuseppe Capizzi, di 48 anni. Appartenente alla famiglia mafiosa di Ribera, è figlio di Simone, finito all’ergastolo per l’omicidio del maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli, ucciso ad Agrigento nel ’92.
Gli investigatori tracciano una mafia in fermento in provincia di Agrigento, dove le faccende più delicate si regolano con la “ragione”, anche se un paio di omicidi avvenuti in questi ultimi mesi, quello di Carmelo Bellavia a Favara, e di Salvatore Terranova a Naro, hanno fatto tornare indietro nei tempi, quando gli sgarri e le vendette si regolavano con il piombo.