MAFIA, PORTO EMPEDOCLE, ARRESTATA ANNA MESSINA, LA SORELLA DEL BOSS GERLANDINO
I carabinieri del Reparto Operativo di Agrigento hanno arrestato Anna Messina, 36 anni, di Porto Empedocle, sorella dell’ex capomafia Gerlandino, raggiunto anch’egli in cella da un provvedimento di misura cautelare. La donna è accusata di associazione mafiosa in concorso, e dopo le formalità di rito è stata posta agli arresti domiciliari. A firmare il provvedimento cautelare il Gip del Tribunale di Palermo, Guglielmo Nicastro, che ha rigettato la richiesta di arresto di altre tre persone, vicine ai fratelli Messina.
Tutto quanto sarebbe scaturito dal ritrovamento nel covo di Favara, subito dopo la cattura di Gerlandino Messina, di alcuni “pizzini” e dall’analisi degli stessi. La misura eseguita questa mattina lo ritiene responsabile di aver gestito la riscossione di somme provenienti da varie attività estorsive nei confronti di imprese ed esercizi commerciali e di avere acquisito in modo diretto ed indiretto la gestione o comunque, il controllo di attività economiche legate ad opere pubbliche in corso di realizzazione tra le quali i lavori di realizzazione del rigassifigatore di Porto Empedocle e i lavori di adeguamento di un tratto della strada statale 640 di Porto Empedocle.
Anna Messina, è stata ritenuta responsabile di avere concretamente contribuito, pur senza farne parte, al rafforzamento ed alla realizzazione degli scopi dell’organizzazione di tipo mafioso di cosa nostra ed in particolare delle articolazioni territoriali operanti nella zona di Porto Empedocle, nonché per aver consapevolmente agito da intermediaria tra il fratello Gerlandino Messina, all’epoca dei fatti latitante, e terzi allo stato non identificati, con i quali il fratello manteneva contatti illeciti. In particolare, su un pizzino Gerlandino Messina avrebbe scritto alla sorella Anna, e agli imprenditori empedoclini Angelo Cardella, 40 anni, e Francesco Salemi, 58 anni, (quest’ultimo oggetto insieme al figlio Salvatore, 34 anni, della richiesta di misura cautelare dei Pm della Dda di Palermo, e rigettata dal Gip), indicando modalità per la riscossione di somme di denaro, presumibilmente estorsioni.
I pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Rita Fulantelli ed Emanuele Ravaglioli avevano, disposto un esame scientifico sui “pizzini” sottoposti ad accertamenti grafologici e dattiloscopici. In particolare sono stati rinvenuti decine di pizzini dal contenuto esplicito.
Alcuni di questi, una trentina, farebbero riferimento al ruolo di Anna Messina, sorella trentaquattrenne del boss, nella gestione degli affari della famiglia mafiosa. Altri invece delineano il ruolo di Cardella, titolare di un negozio di autoricambi, e dei Salemi, che gestiscono un’impresa del settore edile e sono imparentati con i Messina. Recentemente la Corte d’Appello di Palermo ha confermato la sentenza emessa dal Tribunale di Agrigento il 19 febbraio scorso, che ha condannato Gerlandino Messina, a 9 anni e 6 mesi di reclusione, per detenzione illegale di anni e munizioni, e ricettazione, con l’aggravante del favoreggiamento a Cosa nostra.