Mafia, l’arresto di Giuseppe Costa: i particolari (video)

TRAPANI. Stamane all’alba, i carabinieri del Comando Provinciale di Trapani e il personale della Direzione Investigativa Antimafia hanno arrestato Giuseppe Costa per  associazione a delinquere di tipo mafioso in quanto appartenente a Cosa Nostra unitamente ad altre persone già condannate o sottoposte ad altri procedimenti penali tra cui Francesco Virga, Pietro Virga , Francesco Peralta  Antonino Buzzitta e Giuseppe Piccione Giuseppe (arrestati dai Carabinieri di Trapani con l’operazione “Scrigno” nel marzo del 2019).

L’arresto è avvenuto  in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia.

La perquisizione dell’abitazione del Costa è avvenuta all’alba in località Purgatorio di Custonaci (TP), ove lo stesso aveva realizzato in muratura la cella dove era stato segregato il piccolo Giuseppe Di Matteo, (figlio del collaboratore di giustizia Mario Santo), poi barbaramente ucciso e sciolto nell’acido.

CARCERIERE DEL PICCOLO GIUSEPPE DI MATTEO. Il Costa, come si legge nella sentenza definitiva di condanna, tutte le mattine si presentava puntuale nella casa-prigione, chiedendo ai carcerieri quali generi alimentari gradissero, provvedendo al loro acquisto. Fu testimone dell’arrivo del piccolo Di Matteo, che giunse a Purgatorio chiuso nel portabagagli e incappucciato.

COSTA IN CARCERE ERA SOSTENUTO DALLA MAFIA. Il Costa, recluso per il suo ruolo in uno dei più efferati delitti della storia di Cosa Nostra, secondo la strategia decisa dai corleonesi e dallo stesso Matteo Messina Denaro, durante la lunga detenzione (dal 1997 al febbraio 2007) ha ricevuto il sostegno economico del sodalizio mafioso senza mai collaborare con gli inquirenti. Subito dopo la scarcerazione, ha rinsaldato le sue relazioni con i vertici dei mandamenti di Trapani e Mazara del Vallo per l’aggiudicazione di appalti, le speculazioni immobiliari, la risoluzione di dissidi tra privati, l’attività intimidatoria, il riparto di proventi di denaro ricavati da attività illecite.

ELEZIONI REGIONALI DEL 2017 E SOSTEGNO A IVANA INFERRERA.  Il Costa, secondo gli investigatori,  avrebbe partecipato alla mobilitazione mafiosa per le elezioni regionali dell’autunno del 2017, in quanto le famiglie mafiose di Trapani e Marsala si erano interessate al procacciamento di voti in particolare in favore della candidata, poi non eletta, Inferrera Ivana, arrestata con la menzionata Operazione “Scrigno”.

CONTROLLORE DELLA CALCESTRUZZI BARONE. Le attività investigative hanno inoltre permesso di appurare che il Costa aveva assunto il ruolo di controllore e tutore degli interessi di Cosa Nostra nella Calcestruzzi Barone s.r.l. di San Vito Lo Capo, risultata sotto l’influenza mafiosa delle famiglie Virga e Mazzara, ditta cui era stato richiesto di fornire una parte dei proventi per l’organizzazione mafiosa (anche con effetto retroattivo relativo al ventennio di detenzione del Costa).

Costa era attivo anche nelle operazioni di recupero crediti per conto dell’esponente mafioso trapanese Antonino Buzzitta .

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