Mafia e racket, i commercianti denunciano: 20 fermi a Palermo
PALERMO (ITALPRESS) – Duro colpo alla famiglia mafiosa di Palermo Borgo Vecchio: con l’operazione “Resilienza” i carabinieri del Comando provinciale hanno fermato 20 persone, ritenute a vario titolo responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, associazione per delinquere finalizzata ai furti e alla ricettazione, tentato omicidio aggravato, danneggiamento seguito da incendio, estorsioni consumate e tentate aggravate, danneggiamento aggravato, furto aggravato, ricettazione. L’indagine, coordinata da un gruppo di sostituti diretti dal Procuratore aggiunto Salvatore De Luca, costituisce “un’ulteriore fase di un’articolata manovra condotta dal Nucleo Investigativo di Palermo sul mandamento mafioso di Palermo Porta Nuova e, in particolare, sulla famiglia mafiosa di Borgo Vecchio”. Decisiva nell’operazione la collaborazione dei commercianti, che hanno denunciato il racket in 13 episodi su 22. Altri 5 episodi sono stati ricostruiti autonomamente grazie alle
indagini, ma poi confermati pienamente dalle vittime.
Nell’operazione è stata individuata la pesante ingerenza nell’organizzazione delle celebrazioni in onore della patrona del quartiere, Madre Sant’Anna, previste dal 21 al 28 luglio del 2019. Nello specifico, le serate canore, animate da alcuni cantanti neomelodici, venivano organizzate da un comitato che, di fatto, era controllato da cosa nostra.
Sempre in tema di ingerenze mafiose, le indagini hanno delineato un significativo quadro di rapporti fra le tifoserie calcistiche palermitane e cosa nostra. In merito, precisano gli investigatori, non è emerso alcun coinvolgimento della società che gestisce la squadra di calcio del Palermo. I vertici della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio “hanno mostrato un pressante interesse affinchè i contrasti fra gruppi ultras organizzati del Palermo fossero regolati secondo le loro direttive, evitando spiacevoli scontri fra ultras all’interno della struttura sportiva, ritenuti da un lato dannosi per lo svolgimento delle competizioni e dall’altro fonte di possibili difficoltà per uno storico capo ultrà rosanero, elemento di contatto fra cosa nostra e il variegato mondo del tifo organizzato cittadino”.
(ITALPRESS).